Non so se riuscirò a finire questo post, e non so neanche se alla fine lo pubblicherò.
Perché queste lettere a batterle sulla tastiera fanno male, cronaca di un mese terribile passato dalla mia famiglia.
Purtroppo mia nonna è morta. Aveva 91 anni. Capisco, qualcuno potrà dire che la sua vita se l'è vissuta tutto sommato. Vero, chiaro. Vero è però che il bene che vogliamo alle persone non ha età, non ha limiti e non prende in considerazione quasi mai il fatto che possa finire tutto.
Il problema però è che non se n'è andata perché stava male, ma perché è entrata in un ospedale.
Un mese è mezzo fa dopo una caduta in casa andiamo subito al pronto soccorso dove i medici non trovano niente di niente... "può andare a casa, è solo una contusione, fatela muovere comunque, deve fare movimento".
Ok. Caspita loro sono medici lo sapranno.
Quindi a casa, quindi alcuni tentativi di movimenti, ma niente. Ancora dolore.
Logicamente non tutti i medici sono uguali, quindi quello che seguiva mia nonna le consiglia una TAC e altri raggi (Tac non fatta la prima volta dal pronto soccorso).
Femore rotto!
Si ritorna al pronto soccorso, a quello della prima volta, dove i medici prima negano l'esistenza della frattura, poi tergiversano, poi fanno un'altra Tac e infine si decidono facendo anche i preziosi. Ricovero, quindi intervento chirurgico.
Attenzione era il 24 aprile, due giorni dopo viene operata. E si sa... mai e poi mai trovarsi negli ospedali durante le feste, peggio se ci sono i ponti, non bisogna farsi male, ci si deve chiudere in casa e non toccare niente.
Infatti, dopo l'operazione il reparto si è trasformato nel deserto dei tartari.
Dottori spariti. Fisioterapisti che si presentavano per 10 minuti, tranne i festivi sia chiaro. Infermieri, non tutti, pronti a farti sentire una merda quando ponevi loro delle domande. E mia nonna sempre a letto.
Risultato, una piaga da decubito davvero brutta. Perché i materassi antidecubito non ci sono. Bisogna richiederli, allora li richiediamo. Bisogna aspettare che qualcuno non lo usi più. Domanda fatta da loro anche in ritardo. Nel frattempo il materasso deve ancora arrivare.
"Non preoccupatevi la stiamo curando, sta migliorando"
Intanto i giorni passano, quelli a letto diventano tanti, troppi. Provi a parlare con qualcuno ma è come rincorrere un criceto sulla sua ruota.
Poi guarda caso in quei giorni nel reparto viene operata una persona famosa. Quindi come per magia compaiono medici, infermieri ad ogni angolo, porte chiuse con orari ben definiti. Con tanto di presenza del mitico Primario mai visto prima d'ora. Poi di nuovo il nulla e il deserto.
E allora riprende la routine, rincorrere i medici che ti dicono "ma no che riabilitazione, sua nonna deve solo camminare un po' non si preoccupi". Va bene se lo dice lei, è un medico, io ho solo studiato Scienze Politiche, mi fido.
Insomma dimissioni. Può andare a casa.
Con ancora la piaga che curerà il personale specializzato della Asl a domicilio. Poi riabilitazione come scritto sul referto 15 giorni di girello, poi bastone e poi carico libero. Il gioco è fatto.
Si, peccato che però a casa la Asl a fare ginnastica ci viene 2 volte alla settimana, il resto lo faceva con me, peccato che dopo pochi giorni mia nonna ha iniziato ad avere problemi di insonnia, stanchezza dovuta alla debilitazione (vogliamo parlare di quello che si mangia in ospedale?).
Peccato che la testa ha iniziato ad andare un po' in tilt, a vedere cose e persone di notte.
Di qui logicamente il crollo di mia madre e quella sera che abbiamo dovuto chiamare anche per lei la guardia medica. Lei che chiaramente come tutti noi non immaginava potesse succedere una cosa del genere ad una donna che solamente un mese fa mi chiedeva se Doria aveva vinto le elezioni, se il Genoa si era salvato, che si incazzava guardando Vespa, che andava a dormire a mezzanotte e si alzava alle nove e mezza. Insomma una nonna anomala.
Ma a loro questo non interessa, per loro sei anziano, quindi è normale se in ospedale dici qualche "belinata", intanto ti mettono il catetere per tutto il tempo che sei li, il pannolone e tutto il resto. Colpa anche dei tagli del governo e della Regione sia chiaro, il personale è quello che è. Ma a prescindere da questo dovrebbe esserci sempre umanità e professionalità. Quindi che importa se ci sono studi che dicono proprio di non tenere troppo a letto una persona anziana e di non lasciarla col catetere per tanti giorni.
Poi l'epilogo.
La febbre a 37, poi 38, poi 39.
Quelle parole uscite dalla bocca di mia nonna quella sera guardandomi stesa sul letto...
"Damme in baxin"
Detto diversamente dalle altre volte, come se sentisse qualcosa, e poi quelle parole dette a me e alla mia compagna... "mia raccomando state sempre insieme, non lasciatevi".
Quindi il ricovero in medicina. Dove abbiamo trovato dei bravi medici e infermieri che hanno provato l'impossibile fino all'ultimo.
Un'infezione causata dalla piaga, questo il referto medico, una piaga fatta venire da un ospedale che invece dovrebbe curare. Ma questo logicamente non lo ammetteranno mai.
Un'infezione che l'ha divorata... portandola via in meno di un mese.
Mi sembrava giusto farvi sapere il perché della mia assenza, e portare a conoscenza quello che a volte succede nei nostri ospedali, a volte per colpa delle istituzioni che tagliano e tagliano, ma a volta anche per colpa di chi fa il lavoro solo perché lo deve fare non rendendosi conto che ogni atto ha una conseguenza e in alcuni casi la vita ne risente.
Mia nonna ha vissuto sempre con noi, in famiglia, non era una donna anziana qualunque, si informava su tutto, con le sue cuffie seguiva la televisione, la politica e il calcio. A capodanno tirava fino a tardi. Voleva sapere se avevo vinto con la mia squadra, se non andavo in giro con i jeans stracciati. Era una donna gentile, onesta e giovanile. Era bellissima. Non sapeva cucinare perché prima cucinava sua mamma e poi sua figlia, ma le piaceva mangiare. Quando ero piccolo mi portava a scuola con mio fratello, ha partecipato alle nostre gite, promettendomi ogni tanto quello scupassun (schiaffo) che non mi ha mai dato. Era la nostra memoria storica, si ricordava tutto, dai bombardamenti e le corse in galleria alla liberazione e tutto quello che è successo dopo.
Una delle ultime cose che le ho potuto dire quando capiva, era che sarei salito sul palco del teatro Duse, era contenta, poi dopo parole sussurrate, non capite e chissà.
Lo so, a quell'età si può mettere in conto la morte, è chiaro, ma nessuno merita di morire per l'incuria di chi le persone le dovrebbe curare. La rabbia è tanta, la sensazione è quella di aver lottato come un leone contro il nulla per tutto questo tempo.
Per poi arrivare a questo.