domenica 31 dicembre 2017 12 vostri commenti

Pensierini pericolosi




Questo è il pensierino natalizio che qualche fascista ha pensato bene di donare al Teatro dell’Ortica, teatro sociale di Molassana. Scritte sui muri dell’entrata, sui vetri inneggianti il regime e il duce oltre ad altre cose che rappresentano moto bene il livello di questa gente. 
Ora molti si domanderanno chi è stato. La risposta l’abbiamo già, sappiamo benissimo chi sono i colpevoli. Sono tanti e spesso vicino a noi. 
A cominciare da quelli che leggendo gli articoli su questa vicenda, guardando le foto si ostineranno a dire che il fascismo non esiste. Colpevoli come quelli, presenti anche nelle istituzioni, che continuano a sottovalutare la deriva presa da questo paese. 
Quelli che in questi mesi hanno attaccato l’Anpi.
Quelli che in ogni risposta infilano il solito “prima gli italiani”.
Quelli che esultano quando vengono fermate persone che manifestano contro i fascismi .
Quelli che si dimenticano che le leggi contro il fascismo ci sono, scritte in maniera chiara nella nostra costituzione.
Quelli che vorrebbero muri invalicabili anche i casa loro.
Quelli che condividono notizie false.
Quelli che non si indignano per gli attacchi alle biblioteche.
Quelli che “cosa sarà mai un’altra sede di Casapound”.
Quelli che “ma loro aiutano i nostri poveri”.
Quelli che spacciandosi per sinistra da anni rincorrono posizioni di destra.
Quelli che hanno sdoganato i fascisti.
Chi ha compiuto questo gesto deve sapere che l’Ortica ci sarà sempre, continuerà ad essere un presidio socio-culturale, continuerà ad occuparsi di chi non fa notizia, delle persone che non rientrano più nei bilanci, lavorando con la psichiatria, con le donne che hanno subito violenza, con i disabili, quelli che molti italiani non vorrebbero nemmeno vedere. 
Chi ha compiuto questo gesto sappia che quelle scritte ci rafforzano perché ci danno un ulteriore prova di essere sulla strada giusta, ostinata e contraria. Non ci hanno fermato i tagli di qualche anno fa non saranno di certo queste scritte.
Le parole di Gramsci, oggi più che mai sono da ricordare, “odio gli indifferenti”.
Ecco oggi gli indifferenti sono anche colpevoli.
Orgoglioso di essere del Teatro dell’Ortica.


Auguri a tutti voi!!!
lunedì 18 dicembre 2017 11 vostri commenti

Fermiamoci

Lo diciamo spesso ma poi passata la tempesta non si fa mai. Bisognerebbe correre di meno, dare spazio alle giuste cose della vita, per assaporarla davvero. 
Ci sono eventi traumatici che funzionano da campanello d'allarme, una sorta di memo, un dito che picchia sulla schiena rispetto a ciò che stiamo facendo. 
Questa mattina davanti al posto in cui lavoro purtroppo un telo bianco con sotto una persona deceduta per uno schianto in moto contro un camion mi ha ricordato ancora una volta l'importanza del tempo passato con le persone giuste, il metro da assegnare alle cose, alle scadenze, agli appuntamenti e agli orari. 
Lo dice uno che se lo ripete spesso ma troppe volte si trova a rincorrere la lancetta dell'orologio senza alcun senso. 
Un silenzio assordante questa mattina in una strada dove sembrava si fosse fermato davvero il tempo. Ora tutto è tornato alla normalità.
La gente ha ripreso a correre, a suonare i clacson, a non fermarsi in prossimità delle strisce, a superare quando palesemente non si può.
Tutto scorre troppo velocemente in una società che ha messo la frenesia al primo posto.
Un pensiero a quella donna e ai suoi cari. 

giovedì 14 dicembre 2017 4 vostri commenti

Pietre

Le parole possono essere pietre ben piantate, ferme, in un fiume per portarci dall'altra sponda. Oppure possono essere pesi nelle nostre tasche che lentamente ci portano sotto.
Ho il ricordo di parole non dette che mi porto dietro, momenti in cui avrei voluto, avrei dovuto dire ciò che le emozioni mi portavano a provare. 
Le esperienze, soprattutto ahimè quelle brutte, ci insegnano molto anche il non rinunciare a parlare, per spiegarsi. Per questo motivo ora cerco sempre di evitare il silenzio e di non lasciare in giro del non detto.
Le parole possono fare male e spesso l'uomo se ne dimentica. Sui posti di lavoro ad esempio vengono usate spesso senza pensare, trattate con poco garbo e indirizzate verso le persone come etichette vuote. 
Ma non solo nei corridoi o nelle stanze dove lavoriamo. Anche nelle famiglie, dove purtroppo sembra che le comunicazioni siano su livelli differenti, dove a volte si rinuncia a parlare con gli adolescenti perché giudicati non in grado, perché "intanto questa è una generazione così".
Forse potremmo ripartire prendendoci cura delle parole e così anche degli altri.
giovedì 7 dicembre 2017 2 vostri commenti

Alti e bassi

E' vero bisogna cercare di giudicare le situazioni guardandole da più punti di vista. Confesso di non riuscirci sempre, ma per cercare di assecondare la diceria che gli anni dovrebbero portare maggiore riflessione a volte mi riesce. Ma solo a volte, non vorrei esagerare.
Così mi capita spesso di pensare che qualche cosa nel meccanismo dell'organizzazione del lavoro nelle aziende e nelle strutture varie non sia proprio oliato. Parlo soprattutto dei piani alti, la sensazione è che da un po' di tempo la classe dirigente abbia perso smalto, magari poi non lo ha mai avuto. 
La logica del risparmio a prescindere, del trattare la gente come un semplice numero incasellato in un bilancio sta togliendo spazio alle idee, alle innovazioni e soprattutto azzera completamente i rapporti umani.
Quindi succede di sedersi un una trattativa sindacale o magari in una riunione di equipe e trovarsi davanti delle persone che sperano in una magia dei partecipanti per risolvere un problema di competenza dirigenziale, succede che ci siano perenni avvertimenti sul fatto che non si comunichi abbastanza, succede che se ci sono dei soldi in azienda di solito vanno sempre a finire nella stessa direzione, succede che a parole tutti sembrano bolscevichi, succede che spesso i premi di produzione dei piani alti sono legati a risparmi su quelli del piano di sotto, ma soprattutto succede che i corridoi e le riunioni sono piene di Yes Man.
Succede troppo.
giovedì 30 novembre 2017 11 vostri commenti

Carneficina sociale ligure

La Liguria non è solo terra di sole sulle coste, mare e red carpet. Ultimamente è terra di conquista per le politiche liberiste soprattutto per quanto riguarda la Sanità. Una di quelle regioni in cui il centro sinistra ha sempre dato per scontata la vittoria, spesso tralasciando tematiche importanti e dando il via anni fa ai primi "risparmi" sui più deboli facendo tagli del 5% sui fondi destinati ai disabili. 
Oggi la situazione è drammatica, il presidente Toti, centro destra, nel silenzio totale anche grazie alla sua indubbia bravura di comunicatore da una parte millanta successi e tappeti rossi che attirano turisti dall'altra sta dando vita ad uno stravolgimento del sistema sanitario ligure. 
Tagli indiscriminati sui servizi agli anziani, disabili e persone seguite dalla salute mentale. Una carneficina sociale che porterà all'abbassamento della qualità dei servizi, a costi aggiuntivi per le famiglie e licenziamenti.
Solo alcuni esempi. La Regione ha deciso che in caso di un numero di assenze elevato da parte di una persona pluridisabile (quindi in alcuni casi più soggetto a malattie) non pagherà più la retta per frequentare il centro, facendo ricadere il costo per la frequenza sulla famiglia. Parliamo di 100 euro al giorno.
Altro caso. Dopo il 65 anni una persona psichiatrica ricoverata in una residenza non verrà più considerata psichiatrica, con un colpo di teatro diventerà solamente un paziente geriatrico. Quindi con una retta minore e differente assistenza.
Sono notizie che non conquistano i titoli dei giornali, che passano inosservati ma dovrebbero interessare tutti anche se in questo momento non sono cose che direttamente ci riguardano. 
Ci sono elementi che connotano il livello di civiltà di una società, questo lo è.
Oggi saremo in piazza davanti al Consiglio regionale per manifestare il nostro dissenso.
E' una lotta continua.
giovedì 23 novembre 2017 8 vostri commenti

Genova Fahrenheit

A Genova, la mia città, nei giorni scorsi degli ignoti sono entrati nella notte nella biblioteca comunale del quartiere di Molassana, in periferia, sfondando la porta ammucchiando alcuni libri per poi dargli fuoco. 
Un gesto che porta alla memoria il rogo dei testi da parte dei nazisti, gli sfregi delle dittature nei confronti della cultura. 
Segnali inquietanti che simboleggiano una deriva che sembra inarrestabile.
Atto fascista? Gesto di qualche sconsiderato? Integralisti? Una gara a chi fa più il duro? 
Non lo so. Ma chiunque sia stato ha comunque suonato nuovamente un campanello che viene purtroppo ignorato. Ci sono dichiarazioni, leggi, prese di posizioni che in questi anni, in questi mesi hanno aperto il campo alla legittimazione di personaggi impresentabili, posizionato la cultura agli ultimi posti nei bilanci. 
E' una strada sempre più in salita, stretta e ardua. Nei libri, nelle parole spesso troviamo le soluzioni e gli spunti per una convivenza civile, segni fatti di inchiostro che diventano simboli fondamentali per una democrazia.
Tutto ciò è spaventoso ma non nasce pochi giorni fa, è frutto di un continuo logoramento delle coscienze, una quotidianità che purtroppo è sempre più coniugata all'individualismo, all'intolleranza, una società che ormai si sono trasformate in un grande magazzino pieno di sconti e attrazioni. 
Stiamo perdendo di vista le cose fondamentali, e la cosa peggiore è che ci stiamo abituando al peggio guardando sempre meno in alto.
Manca l'aria.
venerdì 17 novembre 2017 4 vostri commenti

E' tempo di essere visti


L'Arca nell'immaginario collettivo, a volte dettato dal retaggio religioso indotto, rappresenta qualcosa che prova a portarci in salvo per un nuovo inizio. 


Questo il nome del Teatro all'interno delle mura circondariali del Carcere di Marassi a Genova inaugurato nel 2016. Un palcoscenico che questa mattina e domani sera abbiamo calcato e calcheremo con la Compagnia Stranità, del Teatro dell'Ortica di Genova, composta da pazienti psichiatrici, operatori, educatori, attori e cittadini. 
In scena con "Temporaneamente presenti... è già qualcosa" uno spettacolo basato sulle parole, le storie e la vita delle persone psichiatriche che riguardano il tempo. Questo nemico amico che spesso ci portiamo dietro, rincorriamo, sfuggiamo, che può avere differenti dimensioni a seconda del posto in cui ci troviamo e del nostro stato d'animo.
Tempo che per un ex paziente psichiatrico tenuto in manicomio era rappresentato dal susseguirsi di piccoli eventi, il momento del caffè, il pasto se possiamo chiamarlo così, l'attesa infinita per una cena che non arrivava mai. 
Lo stesso vale per il carcere dove a detta di chi è dentro o ci è stato il tempo si ferma, come una sospensione momentanea. Attenzione qui non si parla di colpevoli o pena da scontare, ma di altro. Ovvero colmare spesso un vuoto, provare a portare le persone attraverso il mezzo teatrale ad aprirsi, cercare di mettersi in gioco uscendo dagli schemi predefiniti che sono presenti in un carcere.
Perché ognuno, al di là dello stigma che può essere sempre in agguato per tutti noi, deve essere visto. 



lunedì 6 novembre 2017 12 vostri commenti

Maggioranza sciolta

Gaber diceva che libertà è partecipazione. Sembra però che gli italiani abbiano deciso di non esercitarlo più questo diritto, anzi  la libertà è proprio quella di non andare a votare. Confesso che se si votasse domani potrei essere uno di quelli.
Un dato che emerge ancora una volta dopo questo giro di elezioni amministrative e regionali, ad Ostia vota il 36,5% e in Sicilia per le regionali il 46,7%. 
Ora gli unici che sembrano non prendere minimamente in considerazione questo dato sono proprio i politici che esultano come se avessero vinto dopo un plebiscito. 
Qualcuno dirà che chi non vota non ha diritto di parlare, non credo si possa più cavalcare questa considerazione, anzi bisognerebbe provare a capire come mai più della metà delle persone non vota nemmeno quei partiti che dicono di essere fuori dalla "comune politica". In parte è vero che la mancanza di partecipazione spesso si deve anche al non interessarsi delle questioni comuni, lo vediamo anche sui posti di lavoro dove il fare comunità sembra ormai un'utopia. Ma può essere solo questo?
La realtà dei fatti alla fine ci fa ritrovare con Renzi che come l'omino della Duracell continua a andare avanti nonostante ci sia un muro, CasaPound che tra un investimento e l'altro dice di volere entrare in Parlamento, Silvio rinato nel suo splendore plastificato, Salvini e la destra che pur di mettere un piede al governo di ogni cosa farebbero un alleanza anche col mostro di Lockness e i grillini che sfanculano tutti probabilmente anche quando sono davanti ad uno specchio. 
La domanda è,  quando questo 60-65% deciderà di votare cosa succederà?
Nel frattempo di lavoro si parla sempre meno, ma non diciamolo troppo in giro.
venerdì 27 ottobre 2017 21 vostri commenti

Ritratti nel tempo



I compleanni sono appuntamenti che ricordano lo scorrere del tempo assieme a qualche amica ruga che cresce insieme a noi con la quale abbiamo ormai un appuntamento fisso davanti allo specchio ogni mattina. 
Il mio è con quelle che fin dai tempi delle elementari ho sulla fronte, perché nonostante i buoni propositi, penso, mi preoccupo e mi arrabbio troppo, spesso inutilmente.
Sono segni, compagni di viaggio che ci ricordano ogni nostra espressione di felicità, di rabbia o di preoccupazione. Piccoli percorsi tracciati sulla faccia che ci riportano a situazioni, persone incontrate e lasciate, errori o scelte difficili da prendere, cose dette di troppo o non dette, passi fatti o non fatti attraverso le porte scorrevoli che abbiamo incontrato. 
La cosa importante è cercare di non apparire e provare ad essere, ponendosi anche all'ascolto e mai su un piedistallo, lasciando perdere come gli altri ci ritraggono.
E' dal 25 ottobre di 42 anni fa che cerco di farlo, con sempre meno filtri, e ora  anche di trasmetterlo ad una creatura di 90 centimetri circa.
Si fa quel che si può.
lunedì 23 ottobre 2017 25 vostri commenti

Scatole vuote ma autonome

Diversi milioni di euro.
Ecco basterebbe fermarsi qui per capire quanto fa girare le scatole una spesa del genere per due referendum che si potevano evitare visto che esiste già una strada legislativa da percorrere in caso di richiesta di autonomia. 
La cosa che però di più spaventa è la via tracciata verso l'azzeramento dei principi di solidarietà,. Viviamo in un periodo in cui i muri sono all'ordine del giorno e chi sta bene, o meglio, non ci pensa nemmeno a condividere ciò che ha.
Spesso è fumo negli occhi da buttare in faccia alla gente. Autonomia non è sinonimo di funzionamento, di risparmio e di efficienza. Ultimamente badiamo sempre di più al contorno e sempre meno al contenuto o alla capacità di chi fa determinate leggi. 
Prendiamo ad esempio il nostro Sistema Sanitario Nazionale, invidiato negli anni e poi lacerato, nato il 23 dicembre del 1978. Al governo c'era Andreotti sostenuto da un monocolore democristiano. Fatevi un giro adesso nelle Regioni, venite a vedere cosa sta facendo Regione Liguria alla Sanità, non è autonoma vero ma molte delle competenze di quel settore dipendono già dai governatori. Tagli alle riabilitazioni per disabili e psichiatrici, pronto soccorso che sopravvive facendo aspettare le persone all'infinito, un disegno politico per spostare l'asse verso la privatizzazione.
Guardare il dito mentre dietro sta succedendo di tutto non ci porterà a nulla, è assurdo non capire che referendum come questi suonano più come eventi di campagna elettorale a spese della comunità. Poi la persone hanno votato, evviva quindi la democrazia. Ma i contenuti non cambiano.
Alla fine è sempre una questione di soldi.
lunedì 2 ottobre 2017 24 vostri commenti

Sangre

Le immagini che arrivano dalla Catalogna sono un pugno nello stomaco, non molto distanti da ciò che abbiamo visto a Genova nel 2001. Violenza contro tutti, anziani trascinati via colpiti in testa più volte, sanguinanti. Scene che indignano, che provocano brividi lungo la schiena e rabbia tanta rabbia per delle divise che ancora una volta commettono atti indegni.
L'affare Catalogna non è una questione di questi ultimi anni ma ha radici lontane, quindi difficile davvero limitarla ad un semplice commento. Necessiterebbe credo di molte riflessioni. Il mio modo di pensare, i miei valori e ideali, mi portano a non amare i confini, le divisioni e i muri. Sono lontano anni luce da chi ha una spinta indipendentista. Sono convinto però che stiamo assistendo  ad una massima espressione dell'arroganza del potere che sceglie spesso, sempre, la strada della violenza invece di parlare, dialogare, cercare di capire le ragioni di chi scende in piazza.
La mia paura è che la maggior parte delle persone scese in piazza pur credendo davvero nell'essere "catalani" sia stata spinta da cattivi maestri interessati solamente alla questione economica. Purtroppo ormai la maggior parte delle scelte politiche e delle decisioni hanno le loro basi nel non volere spendere soldi per gli altri, dal tenersi le proprie risorse. La Catalogna è la nazione più ricca della Spagna con un’industria più sviluppata, 609mila imprese attive e un Pil di oltre 200 miliardi di euro paragonabile ai paesi come la Finlandia o il Portogallo. 
Davvero un'argomento spinoso, difficile, che si muove sul confine tra la libertà dell'individuo di decidere e la solidarietà tra i popoli. 
Ciò che sicuramente viene fuori da queste ultime vicende è un Europa, e in questo caso una nazione, che tende a dividersi, dove le ragioni nazionaliste spesso sono supportate dal denaro. 
Manganelli, muri, divisioni e soldi.
Buio.

venerdì 22 settembre 2017 16 vostri commenti

Spazi


L'obiettivo era quello di conquistare lo spazio migliore, magari il punto in cui si poteva mettere la mano dentro allo sportellino per cercare qualche spicciolo o ancora meglio un bel gettone da esibire poi come trofeo.
Erano un rifugio. Uno di quei punti dove ripararti durante un acquazzone improvviso o perché no baciare la fidanzata di turno. Spazi comuni a volte teatro di piccole liti per il troppo tempo di attesa, porte che venivano percosse dal pugno di chi non sapeva, non voleva o non poteva aspettare.
Col tempo abbandonate al loro destino fatto di fili spezzati, di tossici sdraiati per terra, riparo di senza tetto. Testimoni di una parentesi fatta di tessere magnetiche da collezione, messe da parte dalla smania di essere reperibili sempre.
Indimenticabili per qualcuno di noi. Per tutti quelli che spesso si lamentano del poco spazio sul proprio cellulare.
lunedì 18 settembre 2017 9 vostri commenti

Questo è un post per vecchi


Andavamo piano, col vento nei capelli che ci dava la sensazione di andare a 100 all'ora mentre la signora sul marciapiede con tanto di spesa in mano ci superava. Erano i tempi in cui il percorso da A a B era importante, faceva parte dell'esperienza e dell'avventura.
Discorsi e ragionamenti che molto probabilmente prima di noi qualcuno ha già fatto sulla generazione del momento, ma in fondo veri, reali. 
Non è solo una questione di trasporto ormai, ma di quotidianità vissuta troppo velocemente, giusto il tocco sul proprio touch. 
Chissà poi magari era solo la sensazione di essere "agili" e "sorridenti".

lunedì 11 settembre 2017 16 vostri commenti

Rimini Firenze senza ritorno.

Non sono in grado di dire se il momento in cui viviamo sia un punto di non ritorno. Sono convinto però che sia molto pericoloso. Camminiamo in bilico su un sentiero sconnesso, con l'alta probabilità di cadere.
I commenti sui social, ma non solo, sulle violenze di Firenze comparati con quelli di qualche giorno fa sui fatti di Rimini disegnano una società, un mondo, sempre più malato per colpa di un veleno iniettato dai suoi stessi abitanti.
Vengono alla mente le giornate sventolate a 360 gradi contro la violenza sulla donna mentre si leggono frasi del tipo "se le sono andate a cercare", "li hanno incastrati", "queste sono furbe", "però Firenze non è una città da sballo la gente lo deve capire" (questa è del sindaco) e molto altro. 
Salgono in cattedra in questi momenti i politici sciacalli che stanno costruendo il loro consenso grazie a queste cose. Allora possiamo trovare un post di Salvini, quello che giorni fa parlava di castrazione chimica, quello che fa foto a due ragazzi di colore mentre usano li telefonino commentando "ecco le nostre risorse",  che ci dice di non generalizzare, perché i carabinieri non sono tutti così aggiungendo anche lui "che però qualche sospetto sulla vicenda è lecita". 
La violenza non ha colore, non è differente se a commetterla è uno ricco o uno povero,  il reato è un mero atto che va contro la legge a prescindere da chi lo commette. Concetti semplici che però a quanto pare a parecchi nostri concittadini non sembrano entrare in testa. Fumo negli occhi che molti politici stanno utilizzando per coprire la loro pochezza e incapacità nel risolvere il problema del paese. 
Poi le vittime, quelle dimenticate, usate solamente come arma di propaganda per tornare nell'oblio tra pochi giorni e spesso sole ad affrontare un dolore difficile da descrivere. Basta citare solamente il fatto che i centri antiviolenza stanno subendo dei tagli ai loro finanziamenti. 
Il resto è solo l'ennesimo commento di chi domani scriverà con lo stesso livore per commentare il risultato di una partita di calcio. 

lunedì 4 settembre 2017 13 vostri commenti

Piccoli atti rivoluzionari


La vita è un cambiamento continuo o almeno dovrebbe essere così. Ci sono porte che si aprono, che si chiudono mentre i tuoi amici cercano di sorreggerti e poi gli orizzonti che vediamo dalla finestra.
Chissà forse è vero che l'uomo si immagina sempre davanti ad una vetrina con la voglia di avere determinate cose. Sono convinto però che spesso, troppo spesso, non ci rendiamo  conto di ciò che abbiamo già conquistato, presente a pochi passi da noi.
Attimi e momenti che diamo per scontato, che sottovalutiamo e smettiamo di apprezzare perché troppo presi dal resto, futile e dannoso il più delle volte. Allora dimentichiamo l'importanza del sorriso e dell'abbraccio di nostra madre, delle mani di nostro padre che hanno lavorato tutta la vita ma che sono sempre le prime ad aiutarci, del legame con nostro fratello o nostra sorella,  degli occhi della nostra compagna che ci sorreggono e ci fanno sapere che ci sarà sempre, oppure tua figlia che in un momento di silenzio ti dice "papà ti voglio bene".
Pilastri e fondamenta che ci sostengono per tutta la giornata, per tutta la vita, oppure ricordi che teniamo stretti a noi, col pensiero anche alle persone che non hanno questa fortuna e magari pensano di essere soli, in una famiglia che magari ha perso di vista i legami oppure in un paese nuovo e poco ospitale.
In questo momento in cui la violenza delle parole, e non solo, va di moda, restare umani è un atto rivoluzionario, come cercare la mano di chi ci vuole bene e stringerla.
Sempre.
venerdì 1 settembre 2017 7 vostri commenti

E l'ottavo giorno creò la notizia, falsa.

In questi giorni in rete si condividono spesso alcuni pezzi tratti da 1984 di Orwell. Il potere che spaventa l'uomo, l'essere umano in balia del potere, la comunicazione che crea la notizia, l'informazione manipolata che spaventa le persone e la gente che si ridimensiona sempre più fino a diventare parte integrante del sistema.
Abbiamo letto di tutto e ne leggeremo ancora. Nulla più sbalordisce perché siamo verso un punto di non ritorno. Razzismo semi nascosto misto ad intolleranza verso chi è diverso, una caccia alle streghe rincorrendo il povero brutto sporco e cattivo visto come origine di tutti i mali.
Ormai non si parla d'altro e la politica, quella si brutta sporca e cattiva, ha deciso di inseguire il voto facile. Ora ci ritroviamo con due destre, quella vera e quella che prova a farla. Il risultato lo sappiamo, a Genova abbiamo le prove.
Non serve a nulla parlare di dati o numeri, la sola cosa che interessa è avere un nemico, possibilmente di un etnia differente dalla nostra oppure povero. Tutto il resto non serve, ed è così che la maggioranza delle persone parla di cose senza entrare nemmeno nel merito, parla di violenza ma delle vittime non ricordano nemmeno il nome oltre a non preoccuparsi veramente. 
E' un grande spot interminabile, la differenza è che quelli di una volta erano più credibili. Lo stesso compianto Amendola quando offriva due detersivi al posto del Vernel era più reale dell'interesse dei paladini della morale che abbiamo sul pianerottolo.
Il problema è che con loro anche il telecomando universale non serve per spegnerli.
lunedì 24 luglio 2017 30 vostri commenti

Mail

Cosa siamo diventati? Perché abbiamo raggiunto questo livello?
So che non dovrei farmi queste domande ma è inevitabile in una mondo, un paese dove il rispetto della persona oramai è messo all'ultimo posto.
Venerdì alcuni lavoratori della Ericsson di Genova hanno ricevuto una mail, voi direte beh una cosa normale ormai. La cosa fuori dalla norma è che nel testo di quella lettera ricevuta c'era la parola "licenziati". Un cortese avviso digitale che annunciava poi un'ulteriore lettera di addio all'azienda. 
Oggi quei lavoratori si sono trovati con il badge smagnetizzato. 
Respinti.
Non desiderati.
Questo siamo diventati, merce di scambio per aziende che vengono nel nostro paese con i tappeti rossi, fanno ciò che vogliono, pagano due lire le persone e poi in pochi attimi tutti a casa.
Ciò che fa ancora più male è che anni fa si sarebbe fermata la città, avrebbe chiuso il porto, i camalli sarebbero usciti autonomamente dai cancelli. Invece solo qualche partecipazione autonoma di alcuni genovesi. 
Il resto al caldo del proprio ufficio, del proprio posto di lavoro che per ora è salvo.
Per ora.
giovedì 20 luglio 2017 17 vostri commenti

Avevamo ragione


Certe cose non si possono dimenticare, eppure in questo paese abbiamo fatto, stiamo facendo, anche questo. 
Basta leggere i commenti in giro, non solo sui social, frutto di  una  propaganda che funziona benissimo è riuscita a portare a termine il suo obiettivo e molti, troppi, ora se parlano di G8 pensano a dei ragazzi che non avevano altro da fare quel giorno se non andare a sfasciare una città.
La verità la sappiamo e abbiamo anche le prove. 
Di politici nelle caserme a comandare assalti contro cortei inermi, di scambi di intese tra infiltrati e poliziotti, di zone rosse incostituzionali, di anziani colpiti da manganelli, di pistole che sparano nelle piazze, di morte, di proiettili deviati da pietre, di ragazzi presi a calci in faccia davanti alla questura, di molotov inventate, di macelleria messicana, di canti fascisti nella caserma, di punizioni corporali, di torture fatte a Genova, in Italia, solamente 16 anni fa.
Quei ragazzi avevano ragione.
Avevamo ragione.
Abbiamo le prove.
Ci hanno massacrato.
Ma ci siamo ancora, più vecchi, più soli, ma lottiamo sempre.
martedì 11 luglio 2017 10 vostri commenti

Con me



Era il 1994, eravamo giovani io Matteo e Simone, con il nostro eskimo sempre addosso e ideali che sembravano granito. Ognuno poi, come spesso accade, ha preso la sua strada ma credo che quell'incontro con Antonino Caponnetto non possa essere rimosso dalla nostra memoria.
Una stretta di mano vigilata dalla sua scorta, la mia voce tremante per l'emozione chiedendo un incontro nella nostra scuola per parlare delle stragi, della mafia e di Falcone e Borsellino. Un numero di telefono di Firenze scritto su un pezzo di carta che ho smarrito. 
Fa male pensare che ancora oggi quel ricordo debba subire degli affronti.
Era il 1994, eravamo giovani, ognuno ha preso la sua strada, ma quell'eskimo è sempre con me.
giovedì 6 luglio 2017 21 vostri commenti

Miracoli genovesi

Succedono cose davvero strane nella mia città, ma nemmeno tanto.
Un mese fa questo mercatino "abusivo", "non abusivo", "progetto del comune", non si è mai capito grazie anche alla meravigliosa capacità di comunicazione dell'ex sindaco Doria, è stato adottato dalla Lega come simbolo di tutte le battaglie...


...ecco dal momento della sua nascita la destra ha sempre dichiarato il mercatino illegale, "una vergogna per gli italiani che pagano le tasse" e via di seguito. Bene, l'assessore della Lega da poco insediato ha dichiarato che il mercatino verrà spostato, perché in quella posizione non è un bel biglietto da visita per la città e messo al coperto. Quindi non è più illegale. Magia!!!
Che dire, prendo i voti da quelli che vedevano in questo mercatino la radice del male della città e poi mi scontro con la realtà dell'amministrazione e dico che alla fine va tutto bene.
Ma non finisce qui. L'affaire AMIU azienda municipalizzata della "rumenta" che rischia il collasso, la via della privatizzazione arenata, meno male dico io, ma una soluzione va trovata anche perché 13 milioni di euro devono uscire. Primo giorno da sindaco e Bucci chiede ai funzionari di tirare fuori questi 13 milioni di euro. Altro miracolo della campagna elettorale dove i bilanci non vengono letti. Magia numero due!!!
Per chiudere in bellezza dopo aver dichiarato in questi mesi che a Genova bisogna andare in giro con il giubbotto anti proiettile oggi il sindaco col benestare dell'assessore leghista alla sicurezza (ho ancora i brividi) ha detto che a Genova in generale sono diminuiti i reati. Magia numero tre!!!
Incredibile un mese fa vivevo nel Bronx e ora a Topolinia.
martedì 27 giugno 2017 36 vostri commenti

Buio

Genova è caduta verrebbe da dire. Ma non da oggi, da parecchio tempo. In mano ad un centrosinistra che ha deciso di fare la "destra" rincorrendo posizioni del capitale, dei costruttori, delle banche dimenticando tutto il resto. 
Vero è che il sindaco Doria non è stato quello schifo che molti dipingono, abbiamo avuto di peggio verrebbe da dire, ha fatto degli sbagli, non è stato sicuramente un comunicatore ed è stato isolato dal Pd che ha deciso di fargli guerra dal primo minuto dopo l'elezione. 
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, fascisti al governo della città. Perché credo sia importante tornare a chiamare le cose col loro vero nome. Questi sono fascisti, gente che condivide sulle loro bacheche massime del Duce, che parla di zecche comuniste a capo della città. Strano davvero non mi sono accorto di vivere nella Stalingrado italiana. 
Il Pd dovrebbe ormai smetterla di utilizzare la parola di sinistra e darsi la sua vera identità ovvero quella di un partito di centro con tendenze verso destra. Non tutti i suoi componenti questo dobbiamo dirlo, ma credo che quelle persone ancora lì dentro debbano davvero abbandonare la nave e salutare tutti redimersi oppure trovarsi  un lavoro o tornare a quello vecchio.
Dall'altra parte ci sono quelli del 1%, quelli che esultano perché hanno un esponente in consiglio comunale che giocherà all'opposizione per 5 anni. Basta davvero con i partitini che rivendicano posizioni più a sinistra dell'altro, dovrebbero domandarsi perché non arrivano nemmeno a 2000 preferenze. Ma è il gioco del momento quello di non porsi domande. Renzi crede di essere in piazzetta e dice di aver vinto 63 a 59, ma non può direi nemmeno pugno per fermare tutto perché è troppo di sinistra. Non si domanda perché ha perso tutte le elezioni compreso i referendum, non si domanda perché ha fatto fallire il giornale di Gramsci, perché gli iscritti del suo partito si contano sulle dita di una mano tra poco.
Di Grillo non parlo nemmeno, perché non lo considero.
Hanno consegnato la città medaglia d'oro della resistenza alla destra capitanata dalla Lega con 12 consiglieri comunali, che hanno guidato la campagna elettorale sull'onda del pericolo immigrati con la promessa di togliere un mercatino che sembra ormai il male della città. Ma anche loro non si domandano come mai abbiano preso 112000 voti su 650 mila abitanti. 42% di votanti...
Poi ci sono quelli che nonostante tutto votano questa gente, lavoratori che ce l'hanno col Job Act e poi votano Berlusconi che avrebbe fatto la stessa cosa, che votano Forza Italia e Lega che in Regione stanno tagliando finanziamenti a disabili, psichiatrici e anziani.
Siamo accerchiati, mentre Casapound annuncia l'apertura di una sede a pochi metri da Piazza Alimonda simbolo delle violenze del G8. Genova è stata nuovamente picchiata in questo week end come nei giorni di luglio del 2001, questa volta però non sono state le forze dell'ordine ma da chi si credeva eterno come la dirigenza Pd, dall'arroganza di Renzi, da quelli che per anni hanno costretto a votare il meno peggio, da quelli che non hanno voluto trovare un candidato unico, dal settarismo dei partitini di sinistra, dai suoi cittadini. 
Ed è buio ora, davvero buio.
mercoledì 14 giugno 2017 24 vostri commenti

Commento ergo sono

In questi giorni è mancata la mamma del sindaco uscente di Genova, Marco Doria. Purtroppo la vita è questa, fatti personali con cui prima o poi bisogna rapportarsi. 
Ciò che continua davvero ad intristirmi sono i commenti che si possono leggere sui social. Si passa dal "chissenefrega" molto in voga, al "vorrei sapere chi paga i funerali" al "anche a me è morta la mamma ma nessuno mi ha fatto un articolo".
Sconvolge davvero tutto questo, lo abbiamo detto più di una volta, oramai la rete e non solo ha sdoganato tutti e tutto. La possibilità di dire a prescindere qualunque cosa ha trasformato, ma forse erano già così, agnelli in mostri. Commento ergo sono.
Mi pare di assistere ad un volo in picchiata della società civile, composta quasi in maggioranza da quelli che "fanno tutti schifo", quelli che il ministro lo può fare chiunque, quelli che non ascoltano più, che non leggono un testo più lungo di 5 righe, che condividono una notizia senza controllare che sia vera, quelli che anche e la notizia è palesemente vera urlano al complotto, quelli che cambierebbero tutto ma non si scollano dalla tastiera per paura di perdere un like.
Mi domando, ma dove erano questi nell'era delle stragi, della democrazia cristiana, del craxismo, di tangentopoli,  del consenso di Berlusconi... dimenticavo probabilmente erano al seggio a votarli. 

lunedì 12 giugno 2017 18 vostri commenti

Non ci siamo

Un genovese su due non è andato a votare. Storia di un'elezione del sindaco che sembra essere su un binario totalmente differente dalla realtà quotidiana. 
Qui (e non solo) dove il Pd continua a pensare di vincere a prescindere dalle politiche che mette in atto e dalle scelte dei nomi. Non è bastato avere consegnato la Regione alla destra, probabilmente tra qualche giorno, perché si andrà al ballottaggio, vedremo anche il comune in mano a fascisti, leghisti e tutto il resto. 
Questo avviene perché ormai i partiti si vantano di vittorie con numeri imbarazzanti. La partecipazione delle persone alla vita della cosa comune è ai minimi storici. Crivello il candidato del Pd ha preso 76.034 voti contro i 127.477 di Marco Doria di quattro anni fa. 
Aver costretto le persona a votare il meno peggio per anni, a partire dall'era del berlusconismo, ci ha ridotto all'ombra di noi stessi, allontanando sempre di più le persone. 
I grillini ormai sono una barzelletta, usciti totalmente allo scoperto perdendo definitamente di credibilità. In una città dove probabilmente Beppe Grillo se avesse fatto una campagna elettorale decente avrebbe vinto a mani basse (non sia mai!), andando invece a screditare un candidato votato sul web a scapito di uno scelto dalla direzione. Il sospetto, nemmeno poco, è che non vogliano comandare ma giocare all'opposizione.
Se volete riportare le persone a partecipare andate nei posti di lavoro durante l'anno, non una volta ogni cinque per portare il santino elettorale. Se sbagliate, se non prendete voti dimettetevi non ricandidatevi e non cercate di trovare poltrone a chi non non viene eletto. Quando vi sedete ad un tavolo per cercare un candidato per la vostra città non pensate solo al "dover esserci" ma al "fare" e per cortesia ricominciamo a chiamare i partiti con i loro nomi veri, che ieri non sembrava una scheda ma una locandina pubblicitaria.
lunedì 5 giugno 2017 19 vostri commenti

Il buio oltre il voto

Domenica prossima si voterà in molte città tra cui Genova. 
Ci sono parecchi candidati e la sinistra o centro sinistra o come lo volete chiamare come al solito non è riuscito a portare un candidato unico. Da una parte la continua arroganza del Pd che sforna candidati senza rendersi contro che esiste anche una cittadinanza che in questi anni non ha gradito la gestione della cosa pubblica. Dall'altra parte una sinistra che è riuscita solamente a sostenere una lista "civica" di un fuoriuscito grillino, persona come si deve sia chiaro, ma che mi fa riflettere su molte cose. Se questa persona si fosse candidata con Grillo ad esempio sarebbe stata sicuramente osteggiata. 
Al di là di questo, ciò che mi spaventa è il BIS dell'orrore in Regione dove ora ci troviamo con Toti come governatore, in grado solo di fare campagna elettorale e di creare un mostruoso carrozzone di poltrone come ALISA alla gestione della sanità ligure. 
La cosa più grave è il livello del dibattito politico che è stata spostato solamente sul pericolo immigrati e delinquenza. Tralascio il mio giudizio su miei concittadini che riescono a vedere solamente il problema di un mercatino abusivo mentre l'ILVA rischia seriamente di lasciare a casa 5000 lavoratori. 
E' uno scontro impari contro l'ignoranza, perché è di questo che stiamo parlando, contro l'arroganza di chi vive nelle stanze del potere e non ha più idea di come si viva la quotidianità.
La sensazione è quella di essere sempre più isolati.

mercoledì 31 maggio 2017 27 vostri commenti

Trova le differenze



Aiutatemi a capire perché c'è qualcosa che non torna.
Non credo che nel Vangelo si parli di "bestie straniere".
lunedì 29 maggio 2017 25 vostri commenti

Santi e parole

Sabato a Genova c'è stata la visita del Papa. Questo non sarà un post per inveire contro il Vaticano, anche se potrei, o sui soldi utilizzati per l'organizzazione, ma solamente per ragionare su una frase detta dal pontefice. 
Non ricordo perfettamente le parole ma era riferita agli imprenditori che dovrebbero essere i primi lavoratori, che non dovrebbero risolvere i problemi delle aziende licenziando o tagliando stipendi.
In pratica le cose che spesso vengono urlate nelle piazze da studenti o lavoratori con la differenza che vengono subito tacciati come i soliti comunisti.
Sia chiaro le parole del Papa sono importanti, ma mi domando come si possano legare con le decisioni prese, ad esempio, dai tantissimi Istituti religiosi che operano nella sanità privata dove si applicano contratti peggiorativi ai lavoratori, facendo lavorare di più a parità di salario, dove si cacciano i rappresentanti sindacali, dove si cerca di andare a togliere quei pochi diritti rimasti. 
Questo discorso il Papa lo ha tenuto all'interno dell'Ilva, nello stesso luogo dove oggi un operaio è rimasto ferito, ustioni alle mani e al volto. Le parole non possono più bastare, servono fatti, leggi a tutela e provvedimenti a sostegno del lavoro e della dignità dei lavoratori.
Altrimenti rientra tutto nel solito show.


mercoledì 24 maggio 2017 24 vostri commenti

Soluzioni 2.0

Mi spaventano le certezze di molti.
Viviamo in un'era in cui abbiamo la possibilità di comunicare in ogni momento ma spesso non diciamo niente. Di leggere qualsiasi cosa, ma se è più lunga di 5 righe ci stufiamo subito. Di documentarci ma la fatica poi ci frena. Postare in un nano secondo ciò che succede nella stanza accanto, ma quando siamo in ascensore col vicino parliamo del tempo.
Leggendo commenti in giro per il web, sui social, sotto gli articoli di giornale spesso sembra di essere circondati da persone che non hanno dubbi. Quelli che hanno una soluzione per tutto, quelli che un minuto dopo una strage, un evento drammatico, una crisi o quant'altro hanno pronta la soluzione descritta in poche righe, rigorosamente solo su internet.
Già perché poi tutta questa gente con le soluzioni in mano di solito sparisce, dimenticando totalmente il reale significato della parola partecipazione.
Preferisco avere sempre dubbi, seguire i miei valori, le mie idee e perché no anche quelle brutte e sporche ideologie che sembrano ormai colpevoli di qualunque cosa. Ma avere sempre dei dubbi e non arrivare un secondo dopo con la soluzione pronta presentata con un nickname per giocare a fare il razzista magari con un post scritto mentre si sta entrando in Chiesa. 
Tempi moderni dico, forse era meglio il Medioevo.
giovedì 11 maggio 2017 5 vostri commenti

Festival dell'Acquedotto di Genova


Fare Teatro può avere differenti scopi. Da quello più accademico a quello ludico, dal ritrovare sé stessi al rappresentare una personalità nascosta. 
Il mezzo teatrale però spesso ha funzioni sociali, di collegamento tra i territori, di valorizzazione delle periferie. In molti casi si occupa degli ultimi, di quelli che vengono dimenticati, quelle persone che nei bilanci sono solamente dei pesi da eliminare. 
Il Teatro dell'Ortica di Genova col quale collaboro da anni lavora con la psichiatria, col carcere, con la disabilità, con le donne maltrattate e i maltrattanti. 
Inoltre, da ormai nove anni organizza a partire da giugno il Festival Teatrale dell'Antico Acquedotto, con spettacoli, dibattiti e camminate che si svolgono proprio sulle vie dell'acquedotto. Un percorso pedonale lungo quasi 28 km, una meraviglia architettonica immersa nel verde.
Sette settimane di spettacoli all’aperto, conferenze, percorsi spettacolarizzati (le “stondaiate”), in luoghi dall’atmosfera magica, magari a pochi passi da casa ma spesso nascosti. 
Come al solito non ci sono certezze sui finanziamenti pubblici per eventi come questi. Tenete presente che la maggior parte degli eventi è gratis per dare a tutti la possibilità di accedervi. Per questo motivo da oggi è possibile sostenere il Festival anche con una piccola donazione andando sul sito https://www.produzionidalbasso.com/project/festival-teatrale-dell-antico-acquedotto-2017/. Una campagna crowdfunding con ricompense.
Al nono Festival dell'Antico Acquedotto parteciperanno 6 compagnie teatrali esterne (Stalker Teatro di Torino, Teatro Invito di Lecco, Beppe Casales, Mimmo Sorrentino e i Teatro dell'Argine di Bologna, Teatro Ipotesi di Pino Petruzzelli)  oltre agli artisti del Teatro dell Ortica, per un totale 14 spettacoli, 2 laboratori teatrali, 5 incontri culturali e 2 "stondaiate". Quest'anno ci sarà anche l'anteprima festival dal 15 al 19 giugno dedicata al Teatro dei bambini.
Organizzeremo anche le stondaiate. Percorsi lungo l'antico acquedotto accompagnati dalle narrazioni di Mauro Pirovano e dalla chitarra di Marco Cambri.
Le donazioni andranno a coprire le spese di gestione organizzativa e permetteranno di mantenere la maggior parte degli spettacoli gratuiti.
Capisco che in questi momenti per tutti non sia facile donare qualcosa vi sono comunque grato per aver letto tutto fino a qui. Se potete condividete.
lunedì 8 maggio 2017 27 vostri commenti

Esistono

Oltre 10 milioni di francesi hanno votato Le Pen.
Questo è un dato che dovrebbe far riflettere. Da sommare ai continui episodi di fascismo che si ripetono nel nostro paese, ieri un partigiano di 93 anni mentre stava facendo una lezione sulla resistenza ad un gruppo di ragazzi è stato "aggredito" a Varese da fascisti. Perché è di questo che stiamo parlando.
E' inutile dire che certe parole sono vecchie e sorpassate, esistono ancora. Il fascismo c'è e spesso è vicino a noi, nei posti di lavoro, sui nostri pianerottoli. La cosa più disgustosa è la rincorsa verso le posizione populiste che stanno prendendo molti partiti per accaparrarsi i voti. Il caso della "legittima difesa" è emblematico. 
La risposta per arginare i fascismi deve arrivare anche dall'Europa che deve cambiare. Smettere di essere un'unione sono di bilanci e di ragionieri ma riprendere il cammino di un'Europa politica, sociale e che dia una prospettiva di lavoro globale. 
Ho sentito dire dai sostenitori della Le Pen, anche italiani, che la gente ha scelto la vecchia strada. Ma quale sarebbe la strada nuova che propongono? I Muri da alzare? Gli stati nazionali? Tornare ad un'Europa che in 40 anni ha fatto due guerre?
Molti, troppi, dimenticano queste cose. E chi dovrebbe proporre alternative progressiste si sta appiattendo su posizioni di convenienza. 
mercoledì 26 aprile 2017 25 vostri commenti

Se vorrai...


Nella vita dovrai lottare, a prescindere dalle bandiere, dai colori e dalle ricorrenze.
Non potrai farlo da sola ma dovrai provare a coinvolgere gli altri, anche se molti continueranno a pensare solo in prima persona e ti guarderanno come un'aliena.
Dovrai ricordare, perché senza memoria non c'è futuro.
Ti scontrerai spesso con quelli che non ascoltano, ma ormai sentono solo le loro parole.
Quelli che ragionano per dogmi, che non hanno mai torto e che hanno perso di vista la quotidianità.
Io posso solo accompagnarti fino ad un certo punto; il resto, se vorrai, dovrai farlo da sola.

martedì 25 aprile 2017 9 vostri commenti

Meritiamocelo

"Mammina mia tanto cara, per l'ultima volta ti abbraccio col cuore straziato. A te sola chiedo perdono ma assicurati che il tuo figliolo muore innocente e da partigiano. Ho amato tanto questa Italia martoriata e divisa ed anche se apparentemente oggi pare di no, cado per il mio Paese. Salutami tutti gli amici e le persone care [...] Mammina abbi coraggio e soprattutto fede e quando il babbo tornerà dalla prigionia gli dirai che l'ho ricordato nell'istante supremo. Con lui trascorrerai gli ultimi anni tranquilli ed io dal Cielo pregherò per Voi ed a Voi sarò sempre vicino.
L'ultimo bacio dal tuo
Renzo"
Renzo Scognamiglio, 23 anni partigiano, fucilato senza processo il 22 marzo 1945 a Rivarolo Canavese
venerdì 14 aprile 2017 14 vostri commenti

Barriere nel cervello


A volte parliamo di esempi di civiltà, di educazione perduta, di gesti quotidiani di maleducazione, di una società allo sbando. 
Cerchiamo le colpe facendo voli pindarici sui massimi sistemi, sui politici, su chi ci governa, sull'economia che sembra muovere ogni nostra scelta di vita sbagliata.
Poi basta fare pochi metri vicino a casa ed arrivare in una piazza con dei giochi per bambini dove la Circoscrizione ha avuto l'ottima idea di installare un'altalena per disabili, fatta in maniera tale che ci si possa salire con la carrozzina. 
Succede però che spesso quell'altalena rimane inutilizzata, lasciando libero sfogo alle menti dei genitori dei bambini che potrebbero utilizzare benissimo le altre, facendoli salire sopra in otto-dieci. 
Risultato, rotta dopo pochi giorni.
Proteste sui social, indignazioni da una parte e dall'altra. Chi arriva a dire che si mettono delle barriere al contrario vietando ai "normodotati" tale altalena.
Risultato, aggiustata in pochi giorni.
Storia conclusa? Neanche per idea, d'altra parte questo paese ci ha abituato a parecchie cose. I genitori continuano a fare salire gruppi di bambini sull'altalena. 
Risulato, rotta. Giostra definitivamente ferma.
Spesso non serve fare particolari giri per trovare i cattivi maestri, sono nella stanza accanto e di sera rimboccano le coperte. 

venerdì 7 aprile 2017 21 vostri commenti

Un post inutile

Questo è uno dei tanti post inutili scritti sulla violenza che ormai ci circonda. Non parlo solo degli ultimi attacchi americani in Siria e nemmeno della vergognosa strage di bambini. Ogni giorno nel mondo si muore perché l'uomo continua a percorrere la strada della guerra, dei missili e delle armi. 
Gli ultimi fatti fanno parte di un disegno delirante a cui stiamo assistendo, in cui non si capisce chi sia contro chi. Unica costante la morte di cittadini inermi, di bambini per colpa di folli che sono al governo.
Mi spaventa molto la totale assenza di un movimento pacifista che pare ormai aver messo nel cassetto le bandiere multicolore che andavano di moda anni fa. 
Un panorama desolante quello che abbiamo attorno. Putin che continua a fare il dittatore e stringere mani ai democratici, la Gran Bretagna che è sempre più isola, Israele che esulta ogni volta che parte un missile, l'Isis che non vede l'ora di avere una risposta bellica americana, la Turchia che mette il bavaglio a chi alza la testa, l'Onu che non ha più senso, l'Unione Europea in balia del vento che tira e poi Trump che ha vinto le elezioni dicendo di non voler fare più il gendarme del mondo (neanche lui ci credeva) e poi in pochi secondi lancia 59 missili.
Ma va tutto bene.

venerdì 31 marzo 2017 6 vostri commenti

Perché ce ne sarà sempre più bisogno


...di spiriti liberi, di sguardi fieri, di teste pensanti, di no gridati ai potenti, di spiriti critici, di mode da non seguire, di linee da non tirare, di marce da fare, di diritti da difendere, di muri da abbattere, di vie da trovare, di gradini da salire, di schemi da evadere, di regole da cambiare, di mani da stringere, di cuori da far battere, di emozioni da provare, di filtri da togliere, di rami da riparare, di radici da mantenere, di occasioni da cogliere, di fogli da scrivere, di parole da difendere, di prigioni da liberare, di occhi da incrociare, di frasi da dipingere, di colori da accogliere, di favole da vivere.
lunedì 27 marzo 2017 18 vostri commenti

TemporaneaMente Presenti (è già qualcosa)


Parleremo del Tempo. Sia chiaro non quello delle conversazioni in ogni ascensore grazie al quale spesso ci togliamo dall'imbarazzo del silenzio.
Quello che passa, che scorre per ognuno di noi in maniera differente, diverso a seconda del nostro stato d'animo, del momento, della vicinanza o della lontananza di qualcuno.
Minuti che passano in maniera differente per chi ha una malattia, per chi la combatte, per chi ci convive, per chi la condivide o la affronta da solo in una camera d'albergo.
Secondi che scorrono lenti se tra quattro mura di un manicomio, fermati dalle sbarre e dall'indifferenza.
Ore che hanno un gusto particolare mentre le lancette si spostano nel cuore della notte, oppure se le guardiamo girare semplicemente alla fermata dell'autobus.
Tempo che troppo spesso buttiamo via in sciocchezze quando lo abbiamo, al quale dovremmo dare molto valore, impiegarlo con chi amiamo, con chi ci strappa un sorriso facendo cose che desideriamo.
Domani saremo in scena al Teatro della Tosse di Genova con il Gruppo Teatrale Stranità del Teatro dell'Ortica. Un gruppo formato da più di 30 persone, composto da attori, pazienti psichiatrici, educatori, cittadini e volontari. 
Il tempo scorre, ci siamo quasi.
Sintonizzate gli orologi.

lunedì 20 marzo 2017 35 vostri commenti

Sessismo di stato



Potremmo parlare per ore della pochezza di una tale immagine. Stereotipi, luoghi comuni, dicerie, razzismo e sessismo.
Sono parecchie le cose che danno fastidio in un elenco del genere. Il fatto che a metterlo in onda sia stata una televisione di Stato, ma il giudizio sarebbe stato uguale se a farlo fosse stato un privato. Che certa gente prenda uno stipendio non da poco per mandare in onda elenchi del genere. Per non parlare del fatto che purtroppo molte persone a quello cose credono davvero.
Non bastano giornate contro la violenza sulle donne, che è bene ricordare non è solo fisica.
Serve una rivoluzione culturale. 
Ma forse potrebbe non bastare. 
giovedì 16 marzo 2017 23 vostri commenti

Servizio Sanitario Negato

Ciò che sta succedendo in Liguria potrebbe essere il triste riassunto dell'attuale condizione di questo paese. 
La Regione sta mettendo in atto un programma di smantellamento del servizio sanitario pubblico, un diritto del quale godiamo dal 1978, prima c'erano le "mutue" e "casse mutue" varie. Un esempio di civiltà per molti, un carrozzone per altri.
Un sistema da migliorare certamente ma non da smantellare. Il disegno di molti governatori, tra cui Toti che scrive le leggi regionali in Lombardia per poi leggerle qui da noi, è proprio quello di limare sempre più servizi al pubblico in modo da aumentare il disagio agli utenti per aumentare il sostegno alle privatizzazioni.
Intanto bisognerebbe iniziare a dire che non è vero che privato è meglio. 
Spesso vuole dire contratti vergognosi per i dipendenti. Qui da noi ad esempio ce ne sono 28!!! Le associazioni datoriali prendono in giro i lavoratori proponendo contratti a 40 ore settimanali con aumenti di 28 euro lordi e diritti limati, come la maternità!!! 
Spesso privato significa tariffe proibitive per molti, servizi per i pochi intimi, per non parlare di personaggi a capo di ospedali che poco hanno a che fare con la missione sanitaria.
I personaggi che ora sono al governo qui in Liguria però lo avevano detto che avrebbero smantellato il sistema sanitario, il problema è che molti li hanno votati e soprattutto quelli che prima erano al loro posto hanno dato per scontato di rimanerci per sempre proponendo personaggi imbarazzanti che fanno a gara per dire cose più di destra dell'altro. 
Il risultato è questo. 
I primi a rimetterci saranno i lavoratori ritenuti esuberi o fastidi e i cittadini che dovranno subire tariffe sempre più alte.
Quando non ci sarà più allora ci ricorderemo di quanto era importante il nostro Servizio Sanitario Nazionale.
giovedì 9 marzo 2017 17 vostri commenti

Occasionali

50 anni cuoca in un asilo.
50 anni a 40 ore settimanali.
53 anni addetta alla pulizia delle stanze.
53 anni a 40 ore settimanale.
50 anni e 53 anni a 1100 euro al mese, lorde.
Occasionale. "Che offre occasione, motivo, talora anche pretesto, a qualche cosa... Che dipende da un’occasione, che nasce dalle particolari circostanze, e quindi non voluto o cercato appositamente, casuale, fortuito".
Lo dice la Treccani, non io. Lo dice la logica e anche la legge, ma spesso si gioca con le parole e allora sul sito dell'inps troviamo il neologismo lavoro accessorio. 
La realtà dei voucher è che nella maggior parte dei casi non vengono utilizzati per lavori occasionali, ma per lavori che rientrano nelle normali mansioni che potrebbe svolgere un dipendente in organico o assunto con tutte le tutele.
Voucher significa instabilità, mancanza di sicurezza, ricatto, mancanza di tutele, meno contributi.
I dati parlano chiaro nel 2014 sono stati venduti 69 milioni di voucher, nel 2015 115 milioni di voucher e nel 2016 133,8 milioni di voucher. I maggiori fruitori sono spesso le multinazionali che hanno conti tutt'altro che in rosso.
Il lavoro c'è, manca una serie legge che lo tuteli e che spinga le azienda ad assumere con sgravi a lungo termine e incentivi di diversa natura. Manca un intervento deciso sull'evasione fiscale che permetterebbe di andare ad investire invece sul lavoro e chi è in grado di fornirlo.
Aspettiamo una risposta per la data dei referendum per abolirli. La politica non può credere di avere trovato la soluzione in un pezzo di carta da cambiare dal tabacchino.

mercoledì 1 marzo 2017 13 vostri commenti

C'era una riVolta


1 marzo 1968, Valle Giulia, Roma.
Spesso mi domando dove sia finita tutta quella partecipazione che tra gli anni sessanta e settanta invadeva le piazze e le vie delle città.
Manifestazioni spontanee nate al momento, coinvolgimento di gruppi a 360 gradi nella vita delle persone, movimentismo a volte anche esagerato, assemblee interminabili dove l'esserci voleva dire esistere, dove parlare significava fare parte di qualcosa. 
Ci sono stati degli sbagli, degli errori, delle vie sbagliate prese, in alcuni casi anche troppa violenza verbale e fisica. Senza quei movimenti e quegli anni molte delle cose di cui ora godiamo non ci sarebbero. Alcuni degli interpreti si sono persi, altri sono diventati ciò che odiavano, altri ancora hanno conosciuto la clandestinità per la scelta della lotta armata, altra magari in questo momento quando vedono una manifestazioni scuotono la testa o si commuovono.
Di certo c'è che adesso non esiste più quella partecipazione, per alcuni il massimo sforzo coincide con un "mi piace" messo on line e al limite una condivisione. Prima gruppo significata un'insieme di persone che si vedevano, discutevano, si arrabbiavano anche ora per molti vuol dire solo tanti contatti su un social.
Quella che in quegli anni voleva essere un rivolta politica ha finito per essere una rivoluzione più che altro sociale. Oggi le tematiche sono ancora presenti, ma le piazze latitano così come probabilmente le coscienze.
lunedì 27 febbraio 2017 22 vostri commenti

Fermi

La morte di una persona, la scelta di morire non dovrebbe essere una questione da social network, ma un fatto privato, una decisione privata, una scelta appunto fatta nell'ambito di una legge dello Stato che dovrebbe aiutare invece di aggiungere ulteriori difficolta.
Invece come sempre qui tutto si fermerà a qualche polemica sui Facebook, con tanto di fazioni schierate e ancora una volta passerà tutto dopo pochi mesi. Qui dove esiste una legge che giace in parlamento da tre anni tra pochi giorni questa notizia sarà ancora dimenticata lasciando spazio all'argomento di turno. Questi dovrebbero essere temi da movimento di piazza, ora rientrano purtroppo nelle discussioni da commento sul web, qualche mi piace buttato qua e là e poi il silenzio. Abbiamo messo da parte la partecipazione, che costa fatica e impegno. 
Il nostro è un paese fermo per tali questioni ancora bloccato da una presenza della chiesa cattolica e da un retaggio che influisce sulla maggior parte dei politici e non solo. E' una lotta infinita quella da fare contro chi vuole vietare tutto. Ora il pensiero va a quella famiglia che oggi ha dato addio al proprio caro, dovendo superare anche questa difficoltà.
giovedì 23 febbraio 2017 22 vostri commenti

Tracce


E' ancora con noi il mangiadischi. 
Sopravvissuto a tre generazioni di vandali in formato mignon. Utilizzato da mio fratello e me, poi dai nostri cugini piccoli, dai suoi figli e molto probabilmente tra poco da mia figlia.
Quando la parola streaming non era nemmeno nei lontani nostri pensieri, ed uno dei giochi più gettonati era quello del disc jockey.
Magari mi sbaglierò ma gli oggetti sembravano avere una personalità una volta, a partire dai nomi. Senza nessuna sigla 2.0, nessuna versione, né aggiornamento ma tanto di nome e cognome. Mangia Dischi.
Il resto è tutta una storia di pressione sul tasto Espelli, testimone delle impronte digitale di innumerevoli generazioni.
martedì 21 febbraio 2017 25 vostri commenti

Ecce Pd


"No, veramente, non mi va. Ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi e io sto buttato in un angolo, no? Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate: "Michele vieni di là con noi, dai", e io: "andate, andate, vi raggiungo dopo". Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo. Eh no, sì. Ciao, arrivederci. Buonasera."

Non dedico molto tempo alle vicende del Pd, ma quello che sta succedendo nella direzione di casa Renzi ha qualcosa di cinematografico, di teatrale. Con personaggi caratteristici che lasciano intendere di voler fare le valigie per poi ripensarci all'ultimo minuto  quasi sul pianerottolo di casa. 
Non si scherza in questi casi, trattasi di alta politica. 
Manca solo la finestra e un po' di penombra poi la scena potrebbe essere la stessa, basta sostituire Michele Apicella con uno dei presenti a caso.
lunedì 20 febbraio 2017 26 vostri commenti

Aria

Mi capita spesso di riflettere sul tempo. Quello andato, vissuto, che ha lasciato in noi parecchie tracce e anche quello che vivendo diventa futuro.
Il tempo, probabilmente, è uno dei beni più preziosi in circolazione. Sono convinto che il nostro stato d'animo dipenda molto da come impieghiamo le ore, con chi stiamo, cosa facciamo e se lo vogliamo fare.
Spesso ci pensano i muscoli, irrigidendosi, a farci capire  che stiamo facendo qualcosa "per forza". Però molte volte non ci sono molte vie di fuga.
Pensate ad esempio a quante ore state con le persone alle quali volete bene, quanti sono i minuti in cui sorridete e invece quanti quelli in cui tutte le rughe della faccia comunicano uno stato d'animo stressato, nervoso o arrabbiato.
Al di là delle ore che passiamo a dormire che ci servono per poter affrontare la giornata, durante la settimana il resto va tutto nel lavoro e nella frenesia della quotidianità. Ormai la tendenza è quella di andare oltre. Sui posti di lavoro le settimane lavorative per tanti sono già a 40 ore e chi ne fa 36 presto dovrà aggiungerne. Per non parlare degli straordinari richiesti, oppure chi un orario non ce l'ha nemmeno.
Ieri passeggiando con mia figlia sotto il sole di febbraio, che spesso Genova ci regala, ho avuto la conferma di tutto ciò. La vita è altrove come dice Rimbaud, ma questa società continua a non capirlo, l'uomo stesso continua a non capirlo oramai assuefatto dai meccanismi oliati della produttività, da falsi obiettivi che vengono sventagliati davanti agli occhi.
Gli attimi in cui possiamo davvero essere ciò che sentiamo sono sempre meno, diventano respiri profondi che ci salvano da lunghi periodi di apnea.
A testa in su verso la boccata d'aria.
martedì 7 febbraio 2017 21 vostri commenti

Puzzle

Ci sono giornate, attimi, fatti che succedono, canzoni che ascoltiamo o persone che di sfuggita incontriamo che ci riportano al tempo che è passato.
Non fare il militare mi ha cambiato la vita, ma non solo quello. Fare l’università, ad esempio, il primo incontro con due occhi belli che ancora adesso guardo quando si svegliano.
Ma cosa non ci ha cambiato la vita? Ogni secondo in cui facciamo un passo andiamo a mettere un tassello nuovo nel nostro puzzle. A volte ci può piacere, altre invece vorremmo portarlo indietro e cambiarlo ma non si può, al massimo si può solamente continuare con un altro puzzle o  cercare di sistemare l’altro.
Nella vita non ci sono resi.
Niente scontrini o termini di recesso.
lunedì 6 febbraio 2017 21 vostri commenti

Una nube grigia chiamata paura

Magari hanno ragione quelli che in questo momento nei loro post e nei loro commenti esortano ad occuparci della nostra politica, dei nostri problemi.
Invece io credo che ciò che sta succedendo negli Usa interessi tutti e  sia profondamente inquietante soprattutto per il largo consenso dei provvedimenti attuati da Trump.
Democrazia? Certo democrazia, non ci sono dubbi. Sono i difetti, se vogliamo chiamarli così, di questo sistema che da la possibilità di salire al potere anche a chi poi la rinnega. Basta leggere la storia per capire che spesso le dittature si sono vestite come democrazie per poi spogliarsi di quei vestiti una volta al potere.
Dagli Stati Uniti arrivano notizie, non tutte, inquietanti. Vi invito a seguire il blog dell'amica Silvia Pareschi  che sta facendo un lavoro importantissimo dandoci la possibilità di seguire direttamente dagli States ciò che sta succedendo.
Oggi leggo di una ragazza italiana libera professionista bloccata alla dogana per ore solo per un timbro della Libia sul passaporto, costretta poi a pagare quasi 3 mila dollari per il tempo che la polizia ha dedicato ai controlli. Una nube grigia chiamata paura sta avvelenando la vita delle persone, al punto di non voler dire il cognome per paura di ritorsioni.
Decidete voi se tutto ciò non interessa anche noi. 
Il vento che soffia da parecchio tempo ormai anche in Europa è quello della paura del diverso, del disprezzo, del voler alzare muri e del non accogliere chiudendosi in casa.
Non possiamo chiudere la porta anche noi.

martedì 31 gennaio 2017 26 vostri commenti

Morti da non condividere

Eppure devo averla letta da qualche parte ieri quella notizia. Magari me la sono sognata, oppure un deja vu di quelli particolari. 
Ricordo che parlava di un paese del Nord America. Ecco!!! Il Canada.
Ricordo anche che nel particolare si trattava di uno di quegli atti che ultimamente succedono spesso. Ecco!!! Un attentato.
Morti? Francamente non ricordo. Anche perché poi quella notizia è sparita, piano piano scesa verso la parte bassa dei siti internet dove puoi trovare di tutto. Dai partecipanti all Isola dei famosi, alla copertina della moglie di Trump, ai banner pubblicitari.
Ma è successo davvero, una di quelle notizie che non interessano. Quelle da pochi mi piace, che non vengono condivise, che non portano a discussioni sugli autobus.
Proprio ieri, in una moschea, 6 morti. 
Ma non ditelo a nessuno.

venerdì 27 gennaio 2017 22 vostri commenti

Le nostre fondamenta

Mia nonna in casa nostra era la memoria. Quella che ci raccontava dei fatti di una volta, delle corse in galleria lasciando tutto da una parte per ripararsi dalle bombe. Quella che si ricordava nome per nome, soprannome e dettagli compresi.  Quella che con un aneddoto ci ricordava ciò che era successo nelle stesse strade dove ora passeggiamo.
Momenti spesso dimenticati ora, come se quella storia non ci riguardasse più. Troppo lontana da noi, roba d'altri. Ora non abbiamo tempo per ricordare.
Ma la memoria non può essere messa da parte.
Senza i racconti di mia nonna non saremmo diventati ciò che siamo adesso. 
Senza  memoria non c'è futuro.

"La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace. È questa una verità logora, nota non solo agli psicologi, ma anche a chiunque abbia posto attenzione al comportamento di chi lo circonda, o al suo stesso comportamento." Primo Levi
giovedì 26 gennaio 2017 9 vostri commenti

Come è triste Venezia

Vorrei meravigliarmi, ma non posso perché ormai la prassi è questa, perché l'indifferenza sembra entrata nel DNA e spesso quando qualcuno ha bisogno nelle nostre città molti si girano dall'altra parte. Meglio non interessarsi, meglio girare l'angolo e andare via.
Il tempo però si trova per prendere in mano il telefonino, premere un tasto e condividere il tutto con amici sui 100mila social che abbiamo.
Non importa il fatto in questione, non importa che stia morendo un persona.
Tanto è un migrante, meglio così perché come si dice adesso "uno di meno"o  "prima gli italiani" ma in quel tratto di laguna, a Venezia, c'era solo un ragazzo di 22 anni che è arrivato al gesto estremo del suicidio per un permesso di soggiorno non concesso e lo spauracchio del ritorno in una terra dalla quale era appena fuggito.
Vorrei meravigliarmi, ma non posso perché queste sono notizie che è meglio mettere sotto lo zerbino, che politicamente fanno perdere voti. 
Cosa siamo diventati, cose diventeremo ancora, che società è quella che guarda morire un ragazzo in acqua mandandolo in mondo visione?
Lo abbiamo abbandonato, non solo in acqua anche in quella che qualcuno definisce la sua realtà quella del web.
Stiamo assistendo alla decadenza della civiltà, ci navighiamo in mezzo condividendola con un click.


martedì 24 gennaio 2017 17 vostri commenti

Rossa


Sono tante le foto di Guido Rossa che si possono trovare in rete o sui libri. Quelle da alpinista, in corteo con i compagni o semplicemente primi piani. Questa è quella che da sempre mi ha colpito, Guido Rossa padre con in braccio sua figlia.
Già perché prima di tutto era proprio questo, un uomo, un padre e un marito. 
38 anni fa le Brigate Rosse hanno portato via ad una famiglia un padre, un marito, un operaio sindacalista che aveva deciso di non stare zitto e di testimoniare ciò che aveva visto in fabbrica.
Il resto lo sapete. Fin da piccolo sono stato abituato a vivere col ricordo di Guido Rossa, grazie alle parole di mio padre, operaio Italsider come lui, al racconto della sua partecipazione al funerale. Una giornata di pioggia che lo ha costretto a comprare un cappello.
Quel cappello ora è nel mio armadio e mi ricorda ogni volta la strada giusta.
lunedì 23 gennaio 2017 26 vostri commenti

Made in balle


Basterebbe questa foto per far capire l'immensità delle balle che racconta, ha raccontato e racconterà questo personaggio che si è insediato alla Casa Bianca.
Diciamo che non è la prima volta che il popolo a stelle e strisce elegge un impresentabile, basta ricordare gli otto anni di Bush, ma qui probabilmente sono andati oltre la più terribile delle previsioni.
La speranza è che il movimento che in questi giorni abbiamo visto protestare durante l'insediamento possa vigilare e contrastare il nulla che avanza.

Latest Tweets

 
;