lunedì 30 giugno 2014 13 vostri commenti

Quando nei vicoli fischiava il vento

I tempi erano decisamente diversi e non solo questi. C'erano altre donne, altri uomini. Niente marche e tanti ideali. Voglia di libertà e condivisione vera di quelli che erano i valori fondanti della resistenza che da poco era scesa dalle montagne.
Il 30 giugno del 1960 i ragazzi dalle magliette a strisce dissero di no al ritorno del fascismo nella città medaglia d'oro della resistenza, cacciarono dalle vie che 15 anni prima videro i partigiani liberare la città il Movimento Sociale che aveva scelto proprio Genova come luogo per il proprio congresso, un guanto di sfida rispedito al mittente, dando il via alla caduta del governo Tambroni
41 anni dopo Genova si è trovata nuovamente davanti ad una sfida rispondendo alla grande con i cortei contro il G8, insultata ancora una volta dalla presenza di Fini, dall'irruzione alla Diaz, dalle torture nella caserma di Bolzaneto, dai canti fascisti cantati in faccia ai ragazzi imprigionati, dalle cariche delle polizia contro anziani donne e ragazzi che manifestavano pacificamente, da proiettili vaganti in piazza Alimonda "deviati" da sassi come dicono loro. Perché il fascismo è sempre in agguato in forme diverse.
I tempi erano decisamente diversi nel 1960, gli uomini erano diversi e il vento allora fischiava.
A noi hanno raccontato che si dovevano buttare via le ideologie, ma insieme hanno messo anche gli ideali, ed ora la situazione è questa.

mercoledì 25 giugno 2014 34 vostri commenti

Ogni 4 anni

Se c'è una cosa che piace fare all'italiano è quella di criticare  situazioni come quelle dell'eliminazione della nazionale di calcio ai mondiali in Brasile.
Nello specifico ogni 4 anni (a parte una parentesi felice in Germania) in Italia ci si accorge che c'è qualcosa che non va nel mondo del calcio. Al fischio dell'arbitro che decreta l'eliminazione della nazionale si inizia ad inveire contro qualunque cosa... giovani che non vengono valorizzati, stadi vuoti, partite di calcio a pagamento, tessere per andare allo stadio, violenza, stipendi troppo alti e molto molto altro.
Poi verso metà agosto i campi di calcio delle rispettive squadre iniziano a riempirsi degli stessi tifosi e le pay per view contano i soldi delle partite vendute. 
In pochi secondi i problemi emersi in giugno vengono dimenticati.
Così se per caso una società decide di mettere tra i titolari qualche giovane nelle strade si alzano barricate, le vie sotto le sedi delle società si riempono e il rumore inizia a fare a gara con quello del traffico.
In pochi mesi ci si dimentica delle critiche e  si ricomincia a gridare, litigando al bar per qualche risultato, scordandosi del fatto che da anni i vivai vengono dimenticati e che si preferisce pescare all'estero a caso, 
scordandosi che per andare allo stadio ormai bisogna chiedere un permesso firmato dalla Nato, scordandosi che i prezzi dei biglietti sono da manette, scordandosi che in serie A ci sono stipendi che non sappiamo nemmeno scrivere, scordandosi che troppe volte ci troviamo a commentare la morte di qualche ragazzo come in questi giorni per una partita di calcio, scordandosi che abbiamo una federazione che non prende una decisione sensata a tutti i livelli dalle scuole calcio alla serie A, scordandosi che ogni domenica alcuni giocatori lanciano messaggi vergognosi che spesso vengono ripetuti dai ragazzi nei campi di calcio, scordandosi che molte volte assistiamo a scene da brividi sui campi di calcio dilettanti.
Ho smesso di andare allo stadio anni da, amo il calcio quello che non c'è più, provo ad insegnarlo ai ragazzi con la consapevolezza di lottare contro mille problemi e la paura che sia una battaglia persa.
giovedì 19 giugno 2014 32 vostri commenti

Consigli

Il vostro datore di lavoro vi sfrutta?
Il vostro orario è da 1800?
Lo stipendio non vi arriva da mesi?
Rischiate da un giorno all'altro di rimanere a casa?
Siete vittime di ricatti sul posto di lavoro?
La soluzione ve la fornisce mister golfino d'oro. Abbassate la testa, non fate gruppo con gli altri, non cercate solidarietà nei vostri colleghi e soprattutto lavorate lavorate e lavorate perché per Marchionne lo sciopero è una scelta “incomprensibile, irrazionale e ingiustificata”... altrimenti nelle alte sfere come fanno poi a dividersi il malloppo.
martedì 17 giugno 2014 31 vostri commenti

Quando due felpe facevano una porta

Ricordo, anche se ho solo 38 anni, come era diverso il calcio e con lui tutta la società.
E se per caso lo dimenticassi basterebbe riprendere in mano i vecchi album  perennemente con tre o quattro figurine mancanti sempre delle stesse società come se fosse un rituale, una firma.
Un salto immenso da fare guardando le foto di giocatori che a 18 anni sembravano mio padre adesso, baffi incredibili lunghi a tal punto che uscivano dai margini della foto.
Magliette con colletti che neanche Sandro Ciotti avrebbe potuto tanto, pancette che si intravedevano dai profili delle maglie che a differenza di oggi erano comode e larghe in grado di far notare la velocità del giocatore. Niente aerodinamica né pettorali da copertina, niente marche strapagate ma calzettoni tirati giù con tibie da saletta di ortopedia.
Anni in cui il grasso lo si dava sulle scarpe e non in testa, quando gli spogliatoi sapevano di olio canforato e non di champagne o Acqua di Giò, quando ti sedevi dove volevi e non servivano tessere, quando per i mondiali non servivano stadi nuovi ma solamente un campo, 11 giocatori e persone sugli spalti.
E si chiamava ancora sport.

mercoledì 11 giugno 2014 30 vostri commenti

Una brava persona

25 maggio 1922 - 11 giugno 1984

Avevo 8 anni  e non davo peso all'importanza e alla grandezza di quest'uomo. Però ricordo mio padre fiero di passeggiare tra gli stand della festa dell'Unità di Genova sulle note di bandiera rossa.
Con l'orgoglio della sua tuta blu, che non ho mai indossato ma è come se la portassi addosso oggi, parlava di lui, della sua onestà e della capacità di arrivare al cuore delle masse... del popolo della sinistra. Quella vera.
Dicono che si deve guardare avanti e smetterla di vivere nel passato, ma spesso guardando avanti ora come ora si vedono parolai, venditori d'aria, populisti, showman travestiti da buonisti e disonesti che invece di occuparsi del benessere collettivo badano al loro conto corrente.
Quindi è banale e scontato. 
Ma manchi.
Perché Berlinguer era una brava persona.
lunedì 9 giugno 2014 35 vostri commenti

Sliding doors

Quante porte che si aprono e si chiudono incontriamo nella nostra vita. Momenti in cui dobbiamo prendere una decisione, fare una scelta velocemente perché la situazione ce lo richiede.
Sliding doors che ci ritroviamo davanti ciclicamente. A volte ci bloccano il pensiero al punto di rimanere costantemente fissati su quello scorrere.
Rimanere fermi o entrare?
Non sono così vecchio ma ne ho incontrate parecchie nella mia vita. Quella che si è presentata qualche giorno fa mi ha messo in crisi. Un passo avanti e due indietro poi ancora avanti e poi immobile.
Una scelta professionale che mi avrebbe fatto guadagnare di più ma non mi avrebbe consentito di fare tutto il resto. Niente più teatro, niente più calcio e soprattutto probabilmente meno tempo da passare con la mia famiglia.
Da un po' di tempo però sono convinto che "la vita è altrove" come diceva Rimbaud e se abbiamo delle piccole cose che ci fanno stare bene, spazi nostri che condividiamo, se abbiamo la possibilità di mantenerli, lo si deve fare.
Per ora Ernest quella porta l'ha chiusa.

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