venerdì 28 marzo 2014 39 vostri commenti

Chi è rigido?

Oggi dall'alto dei suoi 495mila euro all'anno il signor Visco Ignazio, governatore di Banca d'Italia, ci spiega che i colpevoli del mancato sviluppo sono le imprese e i sindacati a causa della loro rigidità.
Premettendo che non bisogna essere ottusi e ammettere che alcune volte non sono solo i politici a sbagliare, mi viene in mente però che da anni ormai i lavoratori hanno perso diritti e  forza contrattuale vedendo stracciare i contratti nazionali dal primo Marchionne che capita.
Chi sarebbero i rigidi? Noi? Noi che ci vediamo spostare di mansione da un giorno all'altro?
Noi che ci vediamo disdettare un contratto da un giorno all'altro?
Noi che se non firmiamo un contratto veniamo discriminati?
Noi che non ci vediamo riconosciuti arretrati che ci dovrebbero dare per legge?
Noi che siamo sottopagati?
Noi che abbiamo stipendi fermi da anni?
Noi che l'ultima volta che abbiamo preso un premio di produzione ce l'hanno dato in fiorini?
Noi che dopo anni di lavoro ci vengono a dire che non abbiamo titoli per lavorare?
Noi che veniamo tagliati, messi in mobilità, cassa integrazione, spediti nel giro di poche ore in un'altra regione?
Chi è rigido quindi?
giovedì 27 marzo 2014 20 vostri commenti

Una cattedra da 192mila euro

L'intento giornaliero è quello di non arrabbiarsi, di non farsi venire quella vena che spunta dal collo quando ci tagliano la strada mentre guidiamo e di godersi magari un buon panorama senza pensare... ma... ultimamente c'è sempre un ma pesante come un macigno.
Questa volta si tratta di un'altra genialata che solo il nostro paese poteva permettersi. Cosa può essere peggio degli sprechi dei quali siamo testimoni? Produrre altri sprechi per finanziare un'alta scuola dell'economia e della finanza che dovrebbe formare i manager nell'arte del risparmio dei soldi pubblici. Il tutto alla modesta somma di 2milioni e mezzo all'anno per retribuire 13 professori.
Avanti il prossimo...
mercoledì 26 marzo 2014 36 vostri commenti

Ernest risponde!

Oggi niente mugugno, nessuna segnalazione o menata politica. Oggi si parla di... Ernest!
Già, proprio il sottoscritto e tutto grazie a MikiMoz e al suo ottimo Blog Moz O'Clock dove nonostante i miei avvertimenti ha deciso di intervistarmi.
Un faccia a faccia di due ore... scherzo tranquilli... in cui Ernest svela alcuni suoi segreti in stile soap opera. Poi non fermatevi ma andate a leggere i post di MikiMoz sempre interessanti e pieni di spunti.
Quindi se volete sapere qualcosa di più di Ernest, se volete insultare Ernest per le sue risposte e soprattutto se volete sapere per quale motivo Ernest continua a parlare in terza persona... andate su...


Mi raccomando, democraticamente, ma chi non clicca è del club forza silvio...


lunedì 24 marzo 2014 31 vostri commenti

Il titolo è sbagliato


Già il titolo è decisamente sbagliato. Al posto di "Quando c'era Berlinguer" il Ualter, che a quest'ora dovrebbe essere in Africa, avrebbe dovuto mettere "Se fosse qua ci prenderebbe a calci..."
Ecco il titolo giusto. Non ho visto il documentario e non entro nel merito della qualità. Ma vedere in questa occasione Fini... Letta... Napolitano... Bertinotti... e buona parte delle alte sfere politiche complici della situazione del nostro paese fa venire i brividi.
Su Veltroni non aggiungo altro si commenta da solo e di lui rimarrà nei libri di storia la sua faccia ai talk show mentre parla del "maggior esponente dello schieramento a noi avverso".
sabato 22 marzo 2014 22 vostri commenti

Partenza autorizzata

Ce ne faremo una ragione, anzi stia pure tranquillo Moretti scelga con tranquillità il paese e poi se ne vada. Prima però dovrebbe fare una passo alla procura di Lucca per chiedere della sua situazione giudiziaria visto che è indagato per la strage di Viareggio del 2009.
Dopo faccia un passo in una casa di un ferroviere per confrontare la sua busta paga, 877.666 euro all'anno, con quella del dipendente che per guadagnare quello che il suo capo prende in un'ora deve lavorare cinque giorni.
Assieme ai bagagli si porti dietro anche gli altri Rockfeller, capaci solamente di guadagnare visto che le aziende che dirigono prestano servizi imbarazzanti, come  Massimo Sarmi di poste italiane (2milioni e 200 mila), Paolo Scaroni di Enel (6,4 milioni) di ENI, Fulvio Conti di ENEL (4 milioni) e molti atri.
Però mi raccomando di non prendere un treno per lasciare il paese... rischierebbero di non partire.

giovedì 20 marzo 2014 13 vostri commenti

Si muore di Risiko

La storia del mondo ci insegna che dei popoli ci si ricorda solamente in periodo di elezioni, quando il potere è alla ricerca del consenso e in alcuni casi neanche in quello.
Stati Uniti e Russia, ma non solo loro, in questo sono maestri. Oggi stiamo assistendo ad un partita di risiko giocata unilateralmente da un dittatore di nome Putin che in silenzio, nemmeno tanto, si è preso un pezzo di uno Stato, occupato militarmente e annesso poi con un referendum in stile vecchia unione sovietica.
Gli Stati Uniti dal loro canto gridano allo scandalo promettendo azioni. Tornano alle mente però i momenti che abbiamo vissuto anni fa quando abbiamo assistito alla politica in stile gendarme del mondo da parte dello zio Sam. 
Bombardamenti e azioni militari su nazioni, senza il consenso Onu e dell'Unione Europea, ogni volta con giustificazioni generiche. Come dimenticare le famose armi chimiche di Saddam mai trovate, la guerra in afghanistan dopo l'11 settembre alla ricerca di un Bin Laden che era altrove, l'attacco alla Libia dell'amico/nemico Gheddafi.
Tutto questo per dire che queste potenze giocano a risiko da sempre, interpretando di volta in volta il ruolo di quello che si indigna. Una volta è la Russia ad indignarsi poi è il turno degli Usa, poi della Francia e via di seguito. La realtà dei fatti è quella di governi che se ne fregano dei popoli che alla fine sono quelli che pagano le scelte guerrafondaie perdendo parenti, amici, figli e genitori... lasciando case e paesi.. passando da cittadini a profughi... in un gioco delle parti che si regge solo ed esclusivamente sull'interesse economico.
Dimenticando che nelle terre conquistate annesse e bombardate ci vivono i popoli mentre i potenti sono nei palazzi.
martedì 18 marzo 2014 22 vostri commenti

Elasticità di classe

In un periodo dove vanno di moda le parole straniere, ci si può svegliare sentendo parlare di Spending review e Jobs Act come se piovesse col rischio di prendere tutte e due per i nuovi farmaci del momento contro il mal di testa.
I lavoratori vengono esortati ad essere elastici, a perdere quella rigidità rispetto ai ruoli che ricoprono e agli orari di lavoro. I governi che si succedono mettono al primo punto la questione lavoro consigliando a tutti di non pensare più a posto fisso, che è giusto mettersi in gioco, che la monotonia del posto porta poi alla noia, che bisogna viaggiare studiare e confrontarsi.
La realtà è che la noia si trova nelle  buste paga, nel fatto che dopo anni di lavoro ci sono persone a cui viene chiesto di formarsi perché non hanno i titoli, nei politici che continuano a piazzare YesMan (giusto per fare l'americano) in posti chiave, nei numeri che hanno sostituito gli uomini, nelle strategie che non esistono di una classe dirigente che è brava solamente ad occupare il proprio posto e far spazio, eventualmente, agli amici degli amici. 
Un concetto di elasticità che vale solamente per chi sta in basso... e ci deve rimanere.
venerdì 14 marzo 2014 29 vostri commenti

Segni moderni


Molte volte, anche da questo blog, sono state scritte parole di critica alla tecnologia che galoppa e ci sorpassa in continuazione, costringendoci (mica vero poi!) ad imparare nuove tecniche e a confrontarci con cellulari da Odissea nello spazio con comandi che neanche lo Shuttle... trovandosi sempre in posti dove qualcuno ha in mano il telefonino, chatta, whatsappa  o commenta qualsiasi cosa.
Però trovarsi in un bar di fronte ad una ragazza sordo muta che comunica grazie ad una video chiamata con un ragazzo utilizzando il linguaggio dei segni, fa capire che spesso, anzi troppe volte, è l'uomo che esagera ed esaspera l'utilizzo dello strumento, che invece può avere un utilità sociale.


martedì 11 marzo 2014 24 vostri commenti

Prima di cliccare pensa

Sommersi dalla tecnologia, dalle novità e dalle possibilità che la rete ci offre. Questo potrebbe essere il riassunto di questi ultimi anni. 
Aggiungiamo anche un altro dato, lo sconto.
Vi ricordate quello che con molta paura chiedevamo anni fa al commerciante? Ormai on line è d'obbligo. Il consumatore navigatore viene attirato di più dalla percentuale che vede brillare sullo schermo piuttosto che dalla tipologia dell'acquisto. Una sorta di bisogno a prescindere.
Un bene per il nostro portafoglio potremmo dire. Un bene per le società che commerciano, per le società come Privalia che prevede conti in aumento. 
Allora perché la stessa società vuole licenziare 50 dei suoi 118 dipendenti italiani? La risposta è chiara purtroppo. Trattasi di risparmio suo lavoratori, aumento di ore per gli altri e aumento dei dividendi e premi per dirigenti e azionisti.
Siamo certi che questi siano i nuovi "benefattori 2.0"?
Si potrebbe iniziare a mettere in relazione i guadagni di queste società con il numero di dipendenti impiegati, per non parlare delle tasse pagate.
Prima di cliccare pensa.
venerdì 7 marzo 2014 35 vostri commenti

Che con lentezza si vive

"C'è un legame stretto tra lentezza e memoria, tra velocità e oblio."
Milan Kundera, La lentezza, 1995

Decisamente troppo veloci al punto di non vedere chi abbiamo davanti, di scambiare i passanti per suppellettili e i rumori come suoni in continua  filo diffusione.
Il rosso del semaforo che innervosisce.
La macchina davanti che attende qualche secondo prima di partire al verde ricevendo insulti e colpi di clacson.
Incarichi al lavoro da finire per ieri.
Sbuffi ed espressioni di insofferenza in coda al forno.
Dita che battono nervosamente sul touchscreen perché il nuovo smarthphone è trooooppo lento.
Scale scese a 200 all'ora a tal punto che il mento balla da solo.
Corse dietro gli autobus.
Parole che non hanno più nemmeno una vocale.
Film che non piacciono perché troppo lenti.
Cartellini timbrati lanciandosi nel'atrio del posto di lavoro.
300 mail in attesa.
Troppo veloci noi, quando lenta è la bellezza.
Ma quando esattamente abbiamo dimenticato la lentezza?
giovedì 6 marzo 2014 17 vostri commenti

Caro Farmaco

Buongiorno dottore...
Dica...
Guardi ho questo problema...
Si, ecco il farmaco per lei...
Ma non c'è un prodotto meno caro?
No, mi dispiace, sul mercato c'è questo.

Sul Mercato... 
Quando parliamo di mercato, e lo dice uno che vorrebbe statalizzare tutto (con uno stato non corrotto, utopia), parliamo di concorrenza, di domanda e offerta.
Bisogna riscrivere i libri di economia e i programmi scolastici. Mercato significa anche accordarsi per mettere in vendita il prodotto più caro, giocando sulla pelle dei pazienti, mettendogli le mani nel portafoglio e pesando sul sistema sanitario nazionale.
Questo è quello che hanno fatto Roche e Novartis, due case farmaceutiche (che solo a pronunciare questa parola ho delle fitte), spingendo un farmaco caro (Lucentis costo 900 euro, prodotto da Novartis) per la cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, non sponsorizzando quello meno caro (Avastin costo 81 euro, prodotto da Roche). 
Per questo motivo l'Antitrust ha deciso per le due società una multa da 180 milioni di euro.
Uno potrebbe chiedersi perché? Quale vantaggio per Roche? La risposta sta alla voce società controllata da Roche  (la Genentech) che ha sviluppato i due farmaci. Inoltre Novartis ha una quota di partecipazione superiore al 30% in Roche.
Della serie loro ci guadagnano sempre.
Il servizio sanitario nazionale è trattato come bancomat (45 milioni di euro nel 2012, con possibili costi futuri fino a 600 milioni di euro)
E a noi mentre ci parlano di libera concorrenza e regole ci portano via anche le scarpe mentre siamo in piedi.
mercoledì 5 marzo 2014 19 vostri commenti

Altri segni

Pensavo oggi, guardando mio padre, i suoi baffi e i suoi segni sul viso, il suo modo di commentare i fatti quotidiani, la stanchezza di un fisico che ha sempre lavorato e che porta con se gli anni passati in una fabbrica... che lui e la sua generazione  le lotte le hanno vissute, a volte perse, ma vissute. Come quella volta nel 1994, io lui e i suoi compagni in tuta blu a Roma.
Oggi invece il più delle volte non le perdiamo le lotte perché non le iniziamo nemmeno, preferiamo tatuarcele addosso.

lunedì 3 marzo 2014 10 vostri commenti

Presi e scartati

Un ufficio, una scrivania e un uomo seduto. Una donna entra, l'uomo le fa cenno di sedersi e le chiede il nome. Beatrice Lorenzin. Bene. Titoli? Diploma classico. E? Basta. Ok... direi che c'è un posto libero come ministro della Sanità, le va bene? Uhmm intanto si inizia, si fa un po di esperienza.
Altro ufficio. Altro paese. Un ragazzo si presenta negli uffici di Facebook per un colloquio. Nome? Brian Acton. Titoli? Programmatore. E? Tante idee... Arrivederci.
Anni dopo Brian, lo scartato, vende Whatsaoo a Facebook per 19 miliardi di dollari.
Al telefono. Che facciamo, dove lo mettiamo Tonino? Ma che ne so, da qualche parte, chettefrega delle competenze. Ma non è che poi per quella questione del giornale... Ma chessaràmmai! In Italia... Mettilo nella lista, metti mettilo alle Infrastrutture e trasporti. Son voti...

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