giovedì 27 settembre 2012 19 vostri commenti

Qui dove rubano anche le briciole

E' la storia di due mondi quella che ogni giorno viene scritta. 
Due mondi così lontani che non sembrano neanche parenti, abitati da abitanti differenti in tutto. 
In uno ci sono quelli che si incatenano ai pali, alle ciminiere, ai tralicci senza acqua e pane, ponendo un quesito al mondo intero o più limitatamente al governo del proprio paese...


...sempre nello stesso mondo ci sono quelli che marciano ad ogni occasione contro qualcosa e lo fanno di solito anche per quelli che non non hanno nel loro dna e nel loro vocabolario la parola sciopero. Sono quelli convinti ancora che le manifestazioni siano l'arma giusta, forse unica rimasta, per far conoscere le proprie ragioni e ciò che stanno facendo ad un diritto fondamentale quale è la sanità per uno stato. Camminano, cercano di convincere gli scettici...


...poi c'è l'altro di mondo. Quello abitato da vestali e maialini, da greci della Magna Magna Grecia, da imprenditori che giocano con i soldi degli altri facendo i fighi all'estero con tanto di golfino, da quelli che il giorno prima si dimettono e quello dopo promuovono dirigenti, ci sono quelli che anche se colti con le mani nel sacco (anzi non c'è nemmeno più il sacco se lo sono fregato) girano la situazione, fanno i gradassi perché sanno che nel loro mondo se lo possono permettere...

"Se tiro fuori le carte..."
"Se..."

...accompagnando il tutto con una bella risata magari in compagnia degli amici degli amici, prendendosi gioco di quelli che ancora rispettano le regole ogni giorno, ogni minuto camminando nel mondo di sotto, a volte tirando su la testa da dove prima arrivavano le briciole.
Ora neanche più quelle, le hanno rubate.
lunedì 24 settembre 2012 24 vostri commenti

Questo è essere giustizialisti?

Lungi da me, lo dico con estrema sincerità, la voglia di giustizialismo. Credo però che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro sistema giudiziario. In questo caso non solo per le grandi questioni ma anche per quelle riguardano più da vicino il nostro vivere quotidiano, le nostre strade, i nostri incontri e le nostre famiglie. 
Troppe volte leggiamo e veniamo a conoscenza di fatti metropolitani assurdi, inquietanti. Aggressioni e violenze urbane senza motivo, fatte solo come divertimenti di una giornata vuota di contenuti e cervello. Basta prendere un giornale locale, andare alla pagina della cronaca e in pochi minuti si possono leggere decine di fatti violenti che il più delle volte coinvolgono persone normali come potrei essere io o voi che state leggendo.
Come l'episodio che è successo qualche giorno fa nella mia città, Genova, dove una vecchietta su un autobus viene presa in giro da due bulletti di quartiere di 25 e 27 anni, difesa da un uomo di 50 anni. Risultato finale il povero difensore finito in ospedale dopo essere stato immobilizzato  e menato dai due. Per gli aggressori solamente una denuncia a piede libero.
A parte il fatto che mi domando dove fosse il resto della gente in quel momento, ma ormai questa è una questione da non porsi più visto il menefreghismo galoppante. 
Ciò che mi chiedo però è un'altra cosa. E' giustizialismo pensare che due persone che commettono un simile atto debbano girare per strada comunque? E' giustizialismo pensare che chi violenta, chi commette violenze di altro genere debba solamente beccarsi una denuncia e magari il giorno dopo ritornare tranquillamente a spasso? E' giustizialismo pensare che chi ruba soldi pubblici debba pagare prima di tasca e poi di persona?
Lo so che con questi discordi si rischia di sconfinare nella demagogia, e qualcuno potrebbe anche dire che non sono molto di "sinistra", credo  però che una società civile si basi su alcune regole fondamentali che non possono essere accantonate e calpestate, che non sono poi quelle  scritte nero su bianco, anzi, ma bensì quelle che ogni uomo onesto e civile deve avere con sé a prescindere da tutto. 
giovedì 20 settembre 2012 23 vostri commenti

Grosso grasso party infinito

In questi anni abbiamo visto foto, ascoltato registrazioni e letto intercettazioni in diretta da un altro mondo. Non dal nostro fatto di realtà quotidiana, di bollette da pagare, di tasse prese sulle buste paga, di stipendi imbarazzanti o mai avuti. 
Siamo stai testimoni e siamo ancora oggi di una società parallela alla nostra fatta da quelli che a sentir loro hanno "sbancato" sono entrati nel mondo degli eletti insomma quelli che, sempre seguendo i loro parametri, ce l'hanno fatta. 
Ed ecco quindi che con il susseguire dei mesi e degli anni abbiamo visto tesorieri  mettere da parte gruzzoletti per la "povera famiglia", per costruirsi una piccola villa che ogni "buon" politico deve avere. Abbiamo assistito alle registrazioni di festini di un presidente del consiglio che mentre il paese affondava dava consigli su come raggiungere l'orgasmo dall'alto della sua esperienza.
Ci siamo fatti quattro risate decisamente amare con Belsito e il Trota. L'uno mentre negava l'impossibile l'altro con la faccia del bambino scoperto dal papà in questo caso con il barattolo di nutella per l'occasione verde, andata a male. 
Col tempo poi abbiamo anche imparato che sfogliare una margherita grazie a Lusi può voler dire cercare l'Eldorado sotto forma di contributi pubblici portati via. 
E ora finalmente abbiamo anche assistito alla festa greca con tanto di ancelle e maialini, con la presenza dell'ex sindacalista Polverini. Il tutto, perchè sempre di moda, a sua insaputa.
E poi?
Poi col tempo spariscono, magari fanno qualche mese in galera (a volte neanche quello), conquistano i domiciliare e colti dallo spirito cristiano vengono illuminati da una luce soffusa all'uscita del carcere che li porta e li conduce solitamente in un monastero. 
Succede così, diventano santi o a volte artisti, magari scrivono libri e partecipano a qualche trasmissione rifilando agli elettori paganti un'incredibile e unica intervista.
Ma i soldi non si vedono mai. 
Cifre incredibili che noi poveri inquilini del piano di sotto non sappiamo nemmeno scrivere, noi che di solito facciamo le code agli sportelli, che per avere chiediamo, noi quei soldi non li vedremo mai. Vorremmo solamente che i signori in questione restituissero  fino all'ultimo centesimo tutto quello che hanno rubato, che scendessero al piano di sotto e iniziassero a fare le code, aprire una busta paga e scrollare la testa, guardare fuori dalla finestra in crisi per l'ennesima risposta negativa ad un colloquio e che prima di entrare in un negozio controllassero nel portafoglio quanti soldi ci sono togliendosi il vizio di dire poi passa qualcuno.
Allora poi forse si potrebbe iniziare a parlare di paese civile.
martedì 18 settembre 2012 13 vostri commenti

Ditemi chi l'ha detto?!?

No perché oggi mi chiedevo... che poi tutte le volte mi dico di non farlo che non ha senso che ci si rimette solo di salute che poi viene fuori quella vena nel collo che si vede solamente quando uno è arrivato al limite quando proprio non ne può più, tipo che se incontri quella determinata persona in quel momento potresti veramente dire quello che pensi moltiplicato per mille alla multipla potenza fotonica... che poi non lo devo fare ma me lo chiedo tutte le volte e non ricordo chi sia stato ma l'ho sentito lo giuro, anzi l'hanno ribadito più volte marchionnamente logicamente da tutte le parti... che viene ancora di più il nervoso, che scatta quella sensazione di incazzatura che solo le situazioni di ingiustizia palese riescono a provocare... una sorta di rabbia esplosiva in stile vulcano che nemmeno il Bruce Willis di Armageddon riuscirebbe a fermare... non lo faccio non me lo chiedo, anzi me lo chiedo non riesco è più forte di me viene fuori quella vocina che me lo chiede in continuazione, e batte batte più forte nella testa e ti sforzi di arrivare all'immagine di quelli che l'hanno detto, all'immagine di tutti quelli che con una simpatica e scherzosa pacca sulla spalla, con un sorrisetto come per dire "ma dove vivi", "ma di che secolo sei?" quelli che mettono la parola inglese al posto di un concetto in italiano che si farebbe troppo capire, quelli che dall'alto dei loro 5mila euro al mese ti dicono che devi lavorare di più, che devi andare in ferie di meno, che devi guadagnare sempre uguale (o di meno), che devi essere flessibile e possibilmente 24 ore su 24 piegato a 90°.... mai io dico perché oggi mi sono chiesto questo? perché lo faccio? perché continuo a chiedermi...


CHI CAZZO HA DETTO CHE
 LE CLASSI NON ESISTONO PIU'

...che poi serve poco per sapere perché me lo chiedo, basta fare un giro tra gli amici disoccupati che non trovano lavoro, tra quelli che sono precari e vengono presi in giro da anni, tra i dipendenti che si vedono contratti strappati per essere sostituiti da quelli peggiorativi con la scusa dei tagli mentre dalle parte dei dirigenti non si capisce come mai ci sia sempre il sole che splende, tra i ragazzi disabili che non possono più usufruire della riabilitazione, tra gli anziani che ti chiamano depressi e tristi perché non possono più partecipare ai gruppi in quanto costi che questa società non si può permettere, tra gli operai, tra i dipendenti della Fincantieri, quelli delle Ericksson, quelli della Fiat, della Alcoa, quelli che ogni giorno  ormai sfilano puntualmente nelle città, tra le persone comuni che non hanno la fortuna di avere un conto in banca tale da permettersi cure particolari e che si presentano al pronto soccorso dove non c'è nemmeno il ghiaccio, tra coloro che per colpa della malasanità hanno perso un loro caro, tra quelli che sono invisibili e che camminano per le nostre strade, tra gli altri molti altri.
Esistono le classi, ci sono, non se ne sono mai andate, hanno solo cambiato i nomi alle cose per farci credere che tutto va bene, che la storia va dimenticata e che l'utopia è solamente un arcobaleno da cancellare con la gomma di una matita.
lunedì 17 settembre 2012 15 vostri commenti

Il primo giorno

Stavo pensando al mio. Ma proprio il primo, quello in grembiulino azzurro. 
Con la mente non riesco ad arrivare precisamente a quel giorno in cui per la prima volta varcai la soglia dell'asilo delle suore Dorotee. Ricordo però la sensazione data da quel vicoletto che a rivederlo ora sembra minuscolo ma in quei giorni era interminabile e freddo (lo è ancora adesso di inverno). Ricordo il giardino, i primi giochi e quella suora speciale che ti insegnava a difenderti piuttosto che a piagnucolare.
Quel portone verde che poi avrei visto ancora per i cinque anni successivi di elementari, fatti sempre dalle suore (mah!). Ho chiarissima l'immagine di mia madre con me e mio fratello sull'autobus strapieno, nel bel mezzo degli anni 80, scendere a quella fermata dove ancora adesso c'è un farmacia, imboccare il vicoletto, passare davanti alla scuola navale e alla vecchia scuola di mia madre per poi imboccare sempre lui... il freddo vicoletto. Le aule disposte a pettine lungo il corridoio e l'insegnante unica, tranne per l'inglese, le ore di religione che ho rimosso e le mitiche sfide quarta contro quinta gridate al vento e senza mai fine.
Poi finalmente la scuola pubblica. Una struttura inquietante per me altissima, con tanto di bidello alla porta che invitava ad entrare. Ricordo il dramma di qualcuno per non essere in una determinata sezione. Anche in questo caso però non ho il ricordo preciso del primo giorno, solo qualche flash. Nuove materie e la sensazione di essere grande accompagnata dal primo bacio dato ad una ragazza con tanto di compagni di classe come spettatori (non ci posso pensare).
Quindi la scelta della scuola superiore. Ho ben impresso in mente il giorno dell'iscrizione chissà perchè?!? In questo caso anche il primo giorno. La calca delle persone nell'atrio, i mucchietti di amici e la solitudine dei primini. Attimi persi a leggere le liste delle classi con il sottofondo di urla di gioia "siamo insieme" e grida di smarrimento "oddio nooooo abbiamo quella di italiano". Ricordo la salita delle prime scale e la paura di inciamparsi proprio davanti a tutti, quelle stesse persone che poi avrei tenuto con me per cinque anni. Amici, alcuni, che ancora oggi vedo e frequento testimoni di un mio incredibile cambiamento proprio in quel periodo. 
Infine il vertice. L'università! Però qui francamente è difficile riportare la mente al primo giorno. Ricordo bene la sensazione provata di poter "non fare niente" di "non avere i professori che interrogano a sorpresa" e il "non doversi alzare per forza" tutte cose che chiaramente poi si pagano con gli interessi se non si sta attenti.
I nostri "primi ingressi", piccoli momenti vissuti da noi tutti e magari ricordati più o meno grazie a frasi, parole udite per pochi secondi, grazie a facce che magari poi non abbiamo ricordato ma che hanno contribuito a renderci così come siamo.
martedì 11 settembre 2012 27 vostri commenti

Che a prendere le bicellate ora siam noi


La vita è fatta di sequenze, porte che si aprono e si chiudono. Incontri, scontri, perdite. Azioni grandi e piccole che si susseguono nella giornata che possono provocare reazioni, far tornare alla mente episodi, cose e persone. 
Il tempo passa è noi mutiamo con lui, a volte, in altri casi rimaniamo sempre gli stessi cambiando solo esternamente ma rimanendo tali dentro. Allora scavando possiamo ritrovare magari quel piccolo bambino biondo vestito da Little John,  incredibile, con delle ganasce in stile Oktoberfest vicino al fratello rigorosamente travestito da Robin Hood. 
Si cambiano case, si fanno scatoloni e si accumula roba accompagnando la fatica col solito proclama di intenti "poi ci guarderò dentro e butto via qualcosa". Ma quel qualcosa non finirà mai in una pattumiera, perchè è un qualcosa pieno di ricordi di attimi di vita, di persone conosciute e di frasi scambiate.
Così le nostre dispense diventano archivi dei nostri ricordi, tracce che abbiamo lasciato nella nostra vita, o che qualcuno ha lasciato, tacche raggiunte e superate della nostra crescita. Rappresentate magari da un bambolotto di 10 cm che mettevamo sull'occhio destro per addormentarci.
Immagini di un periodo in cui il gioco era costruzione, preparazione e allestimento per poi passare allo sviluppo, alla creazione narrativa di una storia. Un mix di un'ora e mezza di preliminari con 20 minuti di gioco effettivo. 
Rivediamo in questa maniera le colonne dei soldati nordisti Playmobil sfilare per la stanza verso il fortino dopo aver attraversato il più piccolo dei villaggi formato solo da una banca e un saloon, una sorta di riassunto della vita quotidiana dove spendiamo e risparmiamo. 
Immaginiamo di nuovo quelle piccole mani che sistemano minuscoli Atlantic con la divisa scozzese lottare contro Egiziani in canoa facendo un salto temporale che solo un bambino è in grado di fare, senza troppe domande. 
Campionati interminabili di Subbuteo, con omini incollati e bruciacchiati,  in un periodo in cui la parola scommessa faceva rima con schedina giocata al bar ogni tanto col papà, dopo aver mangiato 4 piattini di patatine fritte, vere non come quello di adesso.
Momenti di sosta dalla frenesia quotidiana che riportano il pensiero a quella stanza divisa col proprio fratello, dove la scrivania diventava a volte fortezza e il metro un fucile, oppure negozio con tanto di cliente per lasciare il posto poi a sfide interminabili con palline di gomma piuma con cazziatone finale della mamma dopo l'ennesimo quadretto rotto.
Forse sbaglio, non lo so, ma credo che al giorno d'oggi qualcosa manchi decisamente all'appello, e le dispense di ieri presto saranno solo un ricordo.

venerdì 7 settembre 2012 19 vostri commenti

La finestra sul delirio

Sono davvero combattuto oggi. Devo decidere su cosa scrivere e francamente aspetto lo scatto finale della mia mente per arrivare alla conclusione a rete. Ci sono molto vicino ma manca ancora qualcosa. 
Ogni tanto l'ago della bilancia pende verso lo spread che si abbassa, anzi no si alza, poi si abbassa come i nostri calzoni ormai da anni, per ritornare subito su.
Quindi perché non scrivere parole di giubilo per il crollo evitato dai lo faccio, dite che mi si nota più se lo faccio o se non lo faccio?! Oppure aspetto un attimo mi metto dalla finestra guardo fuori la strada fisso, e poi voi mi dite dai Ernest scrivi quelle parole e io "mah boh  ok dopo, iniziate voi poi io vi seguo". Lo faccio, anzi no.
Magari potrei scrivere delle donne del Pdl che ora amano follemente Renzi, dopo aver adulato la erre moscia di Bertinotti, passando quindi dal radical chic al ciuffetto da pettinino degli anni 70 del sindaco di Firenze che lotta contro tutto e tutti. Non so, ora vedo se staccarmi dalla finestra e scrivere o rimanere li... rimango va.
Però attenzione che potrei parlare del fuorionda dell'anno. Quello del grillino Favia che ci svela l'eminenza grigia che sta dietro al M5S... "da noi non c'è democrazia"... "Casaleggio prende per il culo tutti"... "Grillo non sarebbe mai in grado di pianificare una cosa del genere"... "non hanno capito che c'è una mente freddissima"..."o si levano dai coglioni o il movimento gli esploderà in mano"... "stavano andando in crisi con questo aumento di voti"... "mi è anche costato dire quello che non pensavo"... "se non facesse il padre padrone io il simbolo glielo lascerei"... "adesso in rete non si può neanche parlare"... "tra gli eletti ci sono gli infiltrati di Casaleggio"... "dobbiamo stare molto attenti quando parliamo sai?"... "è spietato è vendicativo"... "lui manda chi vuole lui".
Che faccio? Vengo li e ne parlo? Quasi quasi... e se poi gli altri non sono d'accordo. Anzi sapete che faccio ora chiedo alla rete se posso parlarne, poi alla rete chiedo anche se posso andare in bagno, bere e prendere un caffè. Poi le chiedo anche se è meglio mettere un pugnetto di sale  nell'acqua per la pasta o è una bufala. Anzi non non chiedo niente. Non so. Rimango qui.
In verità vi dico... Oops scusate mi sono fatto prendere... avrei voluto parlare fin dall'inizio della vera notizia del giorno, quella che scombussolerà le prossime ore e che vi farà pensare ogni volta che il vostro dito scivolerà lentamente sul vetro, un po' a destra e un po' a sinistra...

"Abbiamo riscontrato che adorano i tablet come le persone, guardare video e osservare immagini di altri animali"

...non sono i parlamentari tranquilli.


mercoledì 5 settembre 2012 18 vostri commenti

Ora pro Imu

Se qualcuno per caso, dico per caso, ad un certo punto magari un mercoledì o un venerdì, colto da illuminazione accademica avesse per caso creduto di vedere soldi uscire dalla tasche di porpora per andare a finire della casse dello stato, oggi può tornare tra noi comuni mortali tassati, sottopagati, precari, disoccupati, cassintegrati senza alcuna esenzione e senza proprietà targate Propaganda Fide. Chinare la testa, scuotendola un po' a destra e un po' a sinistra in segno di sconforto. 

"Pagheranno l'Imu anche loro!" dicevano.
"Sarà una cosa equa ma la pagheranno" diceva qualcun altro in doppiopetto.
"Mah vedremo" aggiungeva il solito scettico.

Perché sembra proprio che qui non cambierà mai niente e che soprattutto vada bene qualunque cosa al popolo italiano, che non si scompone minimamente. 
Per i poveracci l'unica cosa che slitta di solito è il pagamento dello stipendio, le ferie, l'assunzione o un colloquio.
Per gli altri (Chiesa, partiti, sindacati, fondazioni e associazioni) invece possono slittare 600milioni di euro.
L'abitudine storica ai potenti ci ha reso così, pung ball in balia di colpi.
Avanti il prossimo.
lunedì 3 settembre 2012 27 vostri commenti

Niente da fare, troppo comunisti

Si dice che il tempo piano piano metta a posto tutto, accomodi le cose, risolva i problemi andando a smussare ciò che è spigoloso e a volte pericoloso. Così sembra anche la soluzione adottata dalla politica italiana, il tempo e i suoi tagli, la mannaia della spending review che si abbatte a destra e a sinistra calpestando in molti casi la dignità delle persone e il diritto almeno alla sopravvivenza.
Così abbiamo letto in questi giorni di disoccupazione giovanile aumentata, di sanità ridotta ai minimi termini e tutto quello che già sappiamo.
Qualcuno potrebbe dire che è l'unica soluzione, qualcun altro potrebbe dire che le altre vie sono solo utopistiche. 
Altri, invece, in altri paesi le mettono in atto. Così leggendo una mail che mi ha passato un'amica si scopre che l'utopia a volte può essere realtà.
Accade che in Francia un certo signor Hollande non si allinei completamente alle soluzioni delle banche. Abolendo il 100% delle auto blu mettendo all'asta il parco macchine indirizzando il ricavato sul  welfare. Inviando lettere di "invito" all'uso della propria macchina agli ali funzionari con tale allegato “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Fate voi, 345 milioni di euro risparmiati utilizzati per finanziare istituti di ricerca dando lavoro a 2560 giovani scienziati disoccuapti. E ancora, abolendo il concetto di scudo fiscale, stabilendo un'aliquota pari al 75% per tutte le famiglie che al netto guadagnano più di 5 milioni di euro all'anno. Già ci sono anche quelle. Assumento così 59.870 disoccupati.
Inoltre, udite udite, ha sottratto sovvenzioni statale alla chiesa pari a 2.3 miliardi di euro, soldi che andavano a licei privati esclusivi. Con quei soldi si costruiranno 4500 asili nido  e 3700 scuole elementari.
E non è finita. 
Bonus cultura presidenziale che  consente di pagare tasse zero per cooperative che aprono librerie indipendenti assumendo almeno due laureati disoccupati o cassintegrati. Aboliti i sussidi governativi a rivistucole e fondazioni, e istituzione di comitati per u maggior contollo dei finanziamenti.
Stipendi dei funzionari governativi decurtati del 25%...
Del 32% quello dei parlamentari...
Del 40% quelli di tutti i dirigenti statali che guadagnano più di 800mila euro.
Utilizzando il risparmio dei tagli per un fondo garanzia welfare  per "donne mamme singole"  in situazione disagiate, assicurando loro uno stipendio garantito mensile per la durata di 5 o 3 anni (a seconda dell'età del bambino).
Come per magia tutto ciò in pareggio di bilancio, con spread sceso  e inflazione stazionaria.
Tolto che ogni paese ha i suoi problemi, ma dico  perché da noi si punta sempre sui tagli alla sanità, alla scuola  e alle buste paga mentre il resto è visto come  utopia?

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