domenica 29 novembre 2009

Questa è la storia che il premier non vuole che si racconti



Questa è la storia di un paese.
La storia di una paese che è colpito da ormai troppi anni da un male, un male prima oscuro e poi fin troppo chiaro.
Un male che ha posto le sue radici all'interno delle stanze del potere, che si è insinuato come un virus, corroso le basi portanti di una cosa chiamata democrazia, corrotto le cariche più importante di quella che una volta poteva farsi chiamare stato.
Però è anche la storia di persone che hanno detto no. Si sono alzate e nel silenzio di tutti hanno urlato contro il male che continuava ad avanzare. Uomini e donne che hanno lottato per la loro terra, per i loro paesi, le città e i quartieri. Lottato per il loro orgoglio e per il loro diritto a vivere liberi. Manifestando tutto ciò scrivendo, parlando alla gente, facendo vedere a tutti ciò che altri negavano anche di fronte all'evidenza.
Questa è una storia di stragi, di morti, di sparizioni misteriose, di indagini ma i fatte, concluse e insabbiate. Storia di famiglie spezzate e lacrime versate, di ricatti, minacce e di persone che non possono chiedere aiuto ai chi li governo perché chi li governo è con quelli la.
Questa è una storia di persone che non vogliono parlare, raccontare e ricordare. Che vogliono nascondere tutto "perché è meglio così", che vogliono negare la tutta la storia. Dove ci sono persone che dicono "Se trovo chi fatto le nove serie della Piovra e chi scrive libri sulla mafia che ci fanno fare una bella figura lo strozzo"... che continuano a fare battute su un male che ha seminato morte..."Problemi con la mafia? Non ti preoccupare ci penso io"
Queste è la storia della mafia, che esiste anche se per Berlusconi è una cosa che ci fa fare solo brutta figura e che non si deve raccontare. D'altra parte il paese non deve sapere che è guidato da un uomo che ha tenuto per anni un mafioso come stalliere, che è stato citato più volte dai pentiti, che tiene conti all'estero in banche sotto inchiesta per riciclaggio, che venne citato da Borsellino nella sua ultima intervista prima di morire.
Silenzio... silenzio.

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